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Il Catenaccio (u Catenacce): rievocazione del corteo nuziale a Scanno

Scanno è il paradiso del folklore

Date:

06 agosto 2024

Reading time:

4 min

Topics
  • Traditional rituals
Ph Gianfranco Vitolo, cc-by 2.0

Description

Il Catenaccio (in dialetto Ju Catenacce) è una rievocazione storica che si tiene annualmente a Scanno (L'Aquila) il 14 agosto.

Si tratta di un corteo nuziale che accompagna la sposa prima in chiesa e dopo nella casa dello sposo novello e, visto dall'alto, sembra un catenaccio da cui il nome.
La rievocazione trae origine dalle consuetudini nuziali, ma anche da un poemetto del 1706 dello scrittore Romualdo Parente che narra dei riti e delle tradizioni relative al matrimonio nell'Italia meridionale: "Zu matremonio azz'uso".

La danza della Spallata  accompagna la sposa prima in chiesa e dopo nella casa dello sposo novello.

Solo una coppia celebra il proprio Matrimonio durante la rievocazione mentre amici e parenti che sfilano in corteo in coppie secondo l'ordine di parentela o d'amicizia, indossando il costume festivo tradizionale di Scanno tra nastri colorati stesi ai lati delle viuzze.

Titolo del Paragrafo
Il costume di Scanno protagonista della rievocazione
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Il Catenaccio (u Catenacce): rievocazione del corteo nuziale a Scanno
Credits Immagine Paragrafo
Ph Gianfranco Vitolo, cc-by 2.0
Descrizione Paragrafo

Quel che maggiormente incanta gli spettatori è il costume tradizionale delle donne che da sempre ha ha attirato l'interesse degli studiosi è quello di Scanno, tanto da portarli ad affermare che "Scanno è il paradiso del folklore" e che "chi porta il vanto del costume d'Abruzzo è naturalmente Scanno". 

 L'abbigliamento si differenzia soprattutto nel copricapo, la cui originalità non è dovuta solo alla sua strana forma ma soprattutto al suo motivo ornamentale rappresentato dall'uso di intrecciare i capelli, preventivamente divisi in due trecce, con dei cordoni di seta colorati, chiamati in dialetto "lacci", il cappello  perfettamente tondo, senza punte laterali sulla fronte, secondo l'uso arabo, con veletta pendente a due code, si portava inclinato a destra o indietro e copriva quasi interamente i capelliraccolti in una reticella di seta o di lino, detta "razzola", spesso ornata di monete d'oro.

La descrizione del costume antico fatta da Michele Torcia nella sua preziosa opera "Saggio Itinerario Nazionale pel Paese de' Peligni fatto nel 1792" sembra una didascalia scritta per il suddetto piatto: "La gonnella di panno è di tinta immarcescibile, paesana...è tagliata a guisa di "toga" o stola sino ai talloni, lavorata con le loro proprie mani. Viene ornata nel lembo da varie fasce posta l'una sopra all'altra di scarlatto o di vellutino in seta di color diverso da quello della toga. Le maniche strette nella parte superiore son guarnite di nocchettine di fettucce, in guisa d'un grandioso ricciato dall'omero al polso, di colore anche differente dal fondo del panno. Le cuciture delle maniche sono ornate di liste di scarlatino o vellutino corrispondenti e legate insieme da un lavoro che con vocabolo paesano è detto "interlacci". Il petto e la schiena della gonna sono parimente ornati con simile lavoro.

La pettina chiusa da due grappi di argento in forma delle "Bulle" antiche sul petto, viene stretta sui fianchi da bottoni d'argento o pure da lacci di seta. Sotto portano la vera "tunica" antica senza maniche, qui detta "casacca": coprono le gambe con calzettedi panno blù o verde, ricamate in oro od in seta, e i piedi con pianelle o sian "pantofole" coverte di raso di color diverso dal fondo, e ricamate in oro o in argento.

La testa viene coverta da un fasciatojo di saja blò, da esse tessuto con varii fili ed intrecciati ricami in seta, degni d'Aracne. Il fasciatojo sta legato da un "violetto", cioè veletto sottile di bambagia intralciato con fili di seta di varii colori: e questo, ripiegato indietro e pendente a due code compisce un ornato ancor più grazioso che quello del turbante delle donne turche. Il ricamo del fasciatojo vien detto "rose strocche", e il turbante "cappelletto". Il "violetto" rappresenta la vitta e l'infula delle antiche sacerdotesse, e il cappelletto la "mitra". Le "circeglie" ornano i loro orecchi pendenti di oro in sottil filigrana o solidi di valore: il collo un laccetto o sia cateniglia dello stesso metallo di fino lavoro accompagnanti d'altri fili di "cannacchi" con crocifisso od altra immagine di santi, ed anche "collane" di "zecchini veneziani". Le dite andavano cariche di anelli fini con pietre... A chiesa portano il rosario d'oro o d'argento....

La festa termina in Piazza della Madonna della Valle dove si balla la spallata, simile alla quadriglia, assaporando dolci tipici di Scanno.

 
Last updated

06/08/2024, 14:20

Published by Laura Toppeta