Descrizione
Campli è sesta nella Top20 nazionale del concorso de “Il borgo dei borghi”, la trasmissione di RAI 3 condotta da Camila Raznovich.
La candidatura di Campli come destinazione turistica ideale per il suo patrimonio artistico, storico, naturalistico ed enogastronomico, ha avuto il sostegno di personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura, come Vittorio Sgarbi, cittadino onorario.
Il borgo di Campli (Te) è un vero e proprio “scrigno di tesori” custodito nel cuore delle colline teramane. Un’incantevole città d’arte dove storia e cultura, tradizione e culto religioso, si fondono assieme creando un'armonia che affascina il visitatore. Abitata sin dall’epoca preromana, come testimonia la necropoli rinvenuta nella vicina Campovalano, Campli conosce il suo massimo splendore sotto il controllo dei Farnese divenendo luogo d’incontro di pittori e artisti provenienti dalle scuole di maestri come Giotto e Raffaello, per citarne solo alcuni. Capolavori che ancora oggi impreziosiscono i principali monumenti del centro storico e dei paesi vicini, dalla Cattedrale di Santa Maria in Platea alla Chiesa di San Francesco con convento attiguo, dove è ospitato il Museo Archeologico. Di grande valore non solo artistico ma anche religioso è la Chiesa di San Paolo con la vicina Scala Santa, così chiamata dal 1772 quando si diffuse l’usanza di concedere l’indulgenza plenaria a coloro che salivano in ginocchio e a capo chino i suoi ventotto gradini in legno di dura quercia. Ad accompagnare i “penitenti” nella loro “espiazione” dei peccati, le affascinanti simbologie di sei dipinti, tre a destra e tre a sinistra della scala, che raccontano i momenti più toccanti della Passione di Cristo. Il centro storico di Campli offre infine pregevoli esempi di architettura civile medievale e rinascimentale, ad iniziare dalla Casa del Medico e a quella dello Speziale sino all’imponente Palazzo parlamentare, poi Farnese, con le caratteristiche trifore ed i suoi archi a tutto sesto che compongono un bel portico.
Possedimento farnesiano fino al 1731, Campli, tra i Borghi più belli d'Italia, dominata dai maestosi profili dei Monti Gemelli rientra nel "Distretto tra i due Regni" è compresa nell'area del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Palazzi prestigiosi come Lucque, Petroncelli, Palazzetto Magni e affascinanti corti si snodano per le vie del centro storico.
Situato dietro Palazzo Farnese, l'edificio civico più antico d'Abruzzo, accanto alla trecentesca Chiesa di San Paolo, sorge il Santuario della Scala Santa che richiama ogni anno migliaia di devoti.
Il Santuario custodisce una Scala Santa cui nel 1772 dal Papa Clemente XIV vennero concesse le stesse indulgenze della notissima Scala Santa di Roma. Papa Giovanni Paolo II ha esteso anche a tutti i Venerdì di Quaresima i benefici concessi nel XVIII secolo.
Da un bel portale cinquecentesco lavorato a punte di diamante e proveniente dal convento di Sant’Onofrio, si accede all’interno, dove per una scalinata di ventotto gradini di legno lucido e liscissimo inizia l’ascesa del penitente, religiosamente in ginocchio.
La gradinata è completamente circondata da affreschi con motivi legati alla Passione di Cristo: mentre il soffitto è popolato da immagini di angeli che portano i simboli della Passione, è possibile ammirare sulla destra “Cristo nell’orto degli ulivi”, “La flagellazione” e “Cristo che porta la croce” e sulla sinistra “La cattura”, “Ecce homo”, e la “Crocifissione”. Alcune di esse e tutta la decorazione del soffitto vengono attribuite al pittore teramano Vincenzo Baldati (1759 – 1825).
In cima alle scale, si trova la cappella del Sancta Sanctorum, il cuore dell’edificio. Attraverso una grata di ferro s’intravedono le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata. Qui in artistici reliquiari di scuola napoletana sono custoditi alcuni frammenti della Croce di Cristo e altre reliquie di Santi. E’ presente anche una tela del “Cristo Pantocratore” opera del Baldati (1781) ispirata dai modelli bizantini. Sul pianerottolo, accanto al Sancta Sanctorum, le effigi di Papa Clemente XIV e di Sant’Elena (madre dell’imperatore Costantino, che dal monte Calvario portò con sé a Roma il legno della Croce di Cristo e la scalinata del Palazzo di Pilato, percorsa da Gesù nella Sua Passione).
E' possibile a questo punto scendere utilizzando un’altra scalinata, decorata con dei medaglioni raffiguranti le scene gioiose della Resurrezione di Cristo.
La cifra artistica e culturale e l’atmosfera di coinvolgente spiritualità, che il visitatore sperimenta al di là del credo religioso, fanno della Scala Santa di Campli un luogo mistico e raro d’ inaspettata bellezza.
I giorni di Indulgenza Plenaria al Santuario della Scala Santa:
- tutti i venerdì di Quaresima (su concessione della bolla di Papa San Giovanni Paolo II del 14 gennaio 2000
- terza domenica di Pasqua (dai primi Vespri del sabato ai Vespri del lunedì)
- La storica Processione del Venerdì Santo a Campli: sera del Venerdì di Pasqua.
Edificata verso la fine del Trecento, Santa Maria in Platea sorge nella piazza principale del paese.
Già dopo la sua costruzione, nel 1395 fu eletta a Collegiata, ossia sede di un collegio di canonici. La chiesa assunse un’importanza ancora maggiore nel 1764 quando Campli si consacrò all’Immacolata Concezione e la Madonna fu proclamata Regina e Patrona della cittadina e del suo territorio in seguito ad un’epidemia di tifo.
L’interno di Santa Maria ha tre navate. Il soffitto della navata maggiore è assolutamente spettacolare, tanto da lasciare senza fiato il visitatore. E' realizzato in tavole di legno, in parte decorato da pitture realizzate direttamente sulle assi, in parte da tele con dipinti di scuola romana.
Nata come una chiesa ad una sola navata, l'interno di Santa Maria ne ha oggi tre: quella di sinistra venne costruita tra il XV ed il XVI secolo, quella destra fu ultimata, secondo le cronache, nel 1561.
Gran parte delle opere conservate nella chiesa sono state spostate nel Museo diocesano.
Sulla navata destra, erano posizionati un crocifisso ligneo dipinto del XIV secolo, una copia della Visitazione di Raffaello, di probabile provenienza della sua scuola ed una Madonna con Bambino del 1577, opera del maestro Giovanni Battista Ragazzini. Nella navata sinistra, l’altare del Santissimo Sacramento, datato al 1532, opera lapidea del maestro Sebastiano da Como. Sull’altare, era custodita la statua lignea dipinta e dorata rappresentante la Madonna con Bambino, opera del 1495 attribuita a Giovanni da Biasiuccio. Affiancate alla statua, due tele di Cola d’Amatrice: Battista e le Sante Orsole e Caterina da Siena e i Santi Gregorio Magno, Sebastiano e Paolo. Ancora tante e pregevoli le opere custodite nella chiesa: tele, affreschi ed altari, ma soprattutto la tavola della Madonna in trono che allatta il piccolo Gesù, ritenuta opera di Giacomo da Campli.
Del 1538 il monastero benedettino femminile di Santa Maria degli Angeli. Sorse nei locali appartenenti all’omonima confraternita, incorporandone le case, la chiesa e le rendite. Il monastero scampò alla soppressione del 1811 perché ospitava quattordici religiose professe. Ne resta oggi in piedi solo la chiesa, sconsacrata e recentemente restaurata e trasformata in auditorium dove si svolgono ogni anno importanti eventi culturali nazionali ed internazionali.
Nel territorio di Sant'Onofrio, frazione di Campli, nell' antico Convento Celestino di Sant'Onofrio la sala affrescata del refettorio è praticamente integra, nonostante in passato sia stato usato come deposito di grano. Gli affreschi, attribuiti al pittore Giacomo da Campli sono considerati una delle più belle testimonianze della scuola pretuziana del 1400. Il soffitto del refettorio è caratterizzato da una volta a vela sostenuta da pennacchi, sulla quale sono affrescati i Santi Celestini, Santa Scolastica ed una Trinità. Sulla parete d'ingresso è rappresentato un paesaggio di grande suggestione, nel quale molto probabilmente è riconoscibile Campli. La parete opposta, quella di fondo, conserva, affrescate all'interno di due archi, un'Annunciazione ed un'Ultima cena di rara bellezza e di grande effetto. La parete destra pur rovinata dalle tracce di tre finestre aperte e poi murate, racconta la vita di eremita di S. Onofrio. Nel lato opposto tra gli strombi di tre finestre, sono affrescati i ritratti di S. Michele di altri Santi.
La necropoli di Campovalano è situata su un terrazzo fluviale dell'estensione di circa 50 ettari, attraversata da una via lastricata, una vera e propria "via sacra"
E' stata oggetto di scavo a partire dal 1967. Oggi sono state portate alla luce oltre 600 tombe ad inumazione che abbracciano un arco cronologico che va dalla fine dell'età del Bronzo alla conquista romana. Recenti ricerche inducono tuttavia a ritenere che la necropoli celi nel sottosuolo almeno 20 mila tombe. I primi rinvenimenti, dovuti essenzialmente a scoperte casuali e sporadiche sono relativi a pezzi legati a corredi funerari che consentono di individuare la presenza di una necropoli la quale riflette l'organizzazione sociale e politica delle città dei vivi, strutturata in classi a partire dal VII sec. a.C.
Le classi sociali più abbienti dimostrano una vera e propria ostentazione del lusso nelle sepolture. Un esempio straordinario è dato dalla tomba nella quale il defunto sembra appartenere ad un alto grado militare: accanto a lui è infatti sepolto il carro da combattimento. Tutto il corredo racconta una storia sociale precisa: vari servizi da mensa testimoniano la consuetudine del banchetto riservata alla classe aristocratica; solo in questo corredo è documentata anche la scrittura.
I tumuli meglio conservati sono quelli di minori dimensioni, relativi a sepolture infantili. Le tombe a fossa del periodo ellenistico sono tutte orientate verso sud e non verso occidente come accade nelle fasi più antiche.
I corredi sono costituiti da vasi in ceramica lavorati al tornio, frequentemente verniciati in nero; nelle sepolture femminili si rinvengono numerosi strumenti per la cura del corpo come nettaunghie, nettaorecchie, ed anche nelle tombe maschili scompaiono le armi per lasciare il posto a vasi porta - sabbia, strumenti tipici dell'uomo atletico. La necropoli continua ad essere utilizzata fino agli inizi del II sec. a.C. quando la pianura torna ad essere utilizzata a scopi agricoli.
Gli interessantissimi reperti rinvenuti nella necropoli di Campovalano sono esposti o conservati nel Museo di Campli, situato presso l’antico convento francescano di San Francesco di fondazione trecentesca. Il percorso espositivo illustra l’evoluzione del rito funerario presso gli ambienti di cultura medio-adriatica, dall’età del bronzo fino all’età ellenistica. Le tombe femminili, con raffinati gioielli come pendagli in osso e bronzo e collane in pasta vitrea, e quelle maschili, con ricchi corredi in ceramica e bronzo, spade, pugnali e lance, utensili in bronzo e in ferro per gli usi anche domestici e agricoli, testimoniano i fasti raggiunti dall’aristocrazia italica. La tomba 69 conserva i resti di calesse a due ruote associate alla spada lunga da fendente, vera e propria tomba di un capo militare; la tomba 164 di un bambino di 1-2 anni di età, con un ricco corredo di vasi in ceramica e bronzo e una panoplia degna di un adulto. Fra le tombe femminili, si segnalano la tomba 115, ancora dal settore “ricco” della necropoli, e la tomba 127, di un’adolescente, da cui proviene la placca quadrangolare in avorio traforato raffigurante un cavallo. Di particolare importanza la collana in lamina d’oro di cultura magno-greca e i bracciali d’argento di tradizione celtica dalla tomba 604.
La chiesa di San Francesco è fra le più antiche fondazioni francescane della nostra Regione. Nonostante nel corso dei secoli abbia subìto restauri e rifacimenti, rimane di particolare interesse per aver conservato la semplicità dell'originario impianto medievale. La fondazione dell'edificio può farsi risalire alla fine del Duecento anche se la più antica notizia documentaria, riportata dall'erudito Palma, data al 1306, anno in cui il vescovo di Teramo, Rainaldo Acquaviva, concede "quaranta giorni d'Indulgenza a chiunque confessato e comunicato sia per visitare le chiese di S. Francesco de' Frati Minori di Teramo e di Campli, nel giorno delle loro dedicazioni..." All'interno è riprodotto lo schema della chiesa fienile tanto caro alla corrente dei Francescani e che trova largo utilizzo nella nostra Regione. A caratterizzare la chiesa di Campli sono soprattutto le due cappelle o edicolette che fiancheggiano all'interno il portale di accesso, decorate da un prezioso ciclo di affreschi, databili tra il XIV secolo e il XV secolo tra i quali una Pietà raffigurata entro un edicola vicina al coro, attribuita al "brillante esponente del gotico internazionale" che lavora tra gli anni venti e trenta del Quattrocento alla decorazione della chiesa di Santa Maria della Rocca ad Offida e in Santa Maria del Piano a Loreto Aprutino. La chiesa conserva altre opere di pregio quali il Crocifisso dipinto su tavola datato agli inizi del Trecento e le tavole di un perduto polittico raffiguranti la Madonna che allatta il Bambino tra Santi, opera del 1510 del noto pittore Cola dell'Amatrice.
Preziosi i gioielli da contemplare nell'antica chiesa di San Pietro In Campovalano, frazione di Campli, tra ruderi di case rurali e accanto ai resti dell'antico monastero benedettino, fondata nel secolo VIII e fu ricostruita in forme romaniche all'inizio del sec. XIII. Nella lunetta interna del portale si conserva un Compianto datato per confronti stilistici al 1499, in cui la Madonna che sostiene il Cristo morto è fiancheggiata da due dolenti Marie dalle chiome sciolte sulle spalle in segno di lutto. Più antichi sono l'affresco quattrocentesco raffigurante S. Onofrio e la frammentaria figura di una Madonna con Bambino, visibile sul primo pilastro a destra, della fine del Duecento: lo stile di quest'ultima è riconducibile ai modi del frescante Gentile da Rocca. Nell'abside della navata destra sono disposte le sculture lignee dipinte di S. Pietro e S. Paolo e il gruppo raffigurante due angioletti e la Madonna con Bambino del 1600. Ad impreziosire la chiesa di S. Pietro troviamo anche il fronte di un sarcofago romano murato lungo la parete perimetrale, decorata da scene figurate: la creazione dell'Uomo, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, il miracolo della fonte di S. Pietro e un orante fra due Santi. Il sarcofago paleocristiano del IIII secolo del "Negoziante di marmi" Aurelio Andronico di Nicomedia, appartenuto a un commerciante di marmi della Bitinia abitante in loco è un'opera realizzata da maestranze romane, probabilmente giunte in Abruzzo per contenere le reliquie o le spoglie di qualche personaggio illustre. I due frammenti murati al di sopra della lastra sono riconducibili ad un altro perduto sarcofago databile al III d.C, parte di un monumento dedicato a Caio Giulio Cesare.
Nella frazione di Nocella spicca in un buono stato di conservazione la torre del Melatino, fatta erigere nel 1394 da Roberto IV di Melatino, come si evince dall' iscrizione posta su di un supporto lapideo recante un bassorilievo con due angeli che sorreggono lo scudo raffigurante una pianta di melo, simbolo araldico della Famiglia Melatino. Inizialmente era destinata all'avvistamento e alla difesa, solo in un secondo momento fu adattata a torre campanaria per la vicina chiesa di San Mariano, oggi scomparsa. La cella campanaria si presenta con una finestra ad arco a forma di ferro di cavallo, mentre nella parete rivolta verso il paese si trova un orologio rotondo ad una sola lancetta che segna le ore.
Per gli amanti dello sci e degli sport invernali, a pochi chilometri è possibile raggiungere gli impianti di Monte Piselli e, nella Valle degli Scoiattoli, autentico paradiso naturale, la più suggestiva dei Monti Gemelli, sita tra il crinale di Pietra Stretta e i Balzi di Castiglione è possibile praticare molte delle attività outdoor legate alla montagna. La valle è stata protagonista del viaggio di ‘Cammina Italia’, la rubrica di RaiNews24 che ha raccontato del recupero e la valorizzazione della rete sentieristica del territorio attraverso le nuove segnaletiche e la pulizia ed il ripristino dei percorsi. Un tempo via dei carbonari, la valle è caratterizzata da ampie radure alternate a boschi percorribile sia a piedi che in mtb.
Prelibatezza del borgo è la porchetta di Campli ,definita anche “Porchetta Italica” da quando resti di maiale furono rinvenuti durante gli scavi della necropoli di Campovalano. Con i suoi tremila anni alle spalle, ha quindi una storia antichissima. La sagra della porchetta italica di Campli, nata nel 1964, vede in agosto i porchettari camplesi, tutti allievi dei maestri della tradizione, approntare la porchetta con i sistemi d'antico insegnamento e come è consuetudine, ogni anno, il loro prodotto viene giudicato da una giuria di degustatori che valuta qualità delle carni, la cottura e, particolare non secondario, la consistenza della crosta che deve risultare fragrante e gustosa al palato. La porchetta camplese si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna per gli aromi, i tempi e i modi di cottura. Nei giorni della sagra, questi aromi profumano le vie del borgo, dove vengono cotte centinaia di porchette; il maiale, rigorosamente 'imporchettato' si gusta nei ristoranti e negli stand. L'enogastronomia locale è arricchita da vini pregiati come Montonico Superiore, Pecorino, Passerina, Montepulciano, Cococciola e Trebbiano e dai profumi del pregiato tartufo, che prospera nei suoi luoghi.