Panoramica
Le sorprese che l’Abruzzo vi riserva non finiscono mai, ma ce n’è una che rimane per sempre scolpita nel cuore: la rivelazione del Lago artificiale di Campotosto con i suoi colori che si svelano improvvisamente tra le curve quasi tutte a gomito della strada statale 577, biforcazione della Statale 80 del Gran Sasso d’Italia. Provate per credere.
Un’ondata di tinte – blu cobalto se arrivate in estate, verde scuro in autunno, grigio argento in inverno, l’insieme di tutte queste in primavera – vi colpisce quasi con violenza, mentre alle vostre spalle il Gran Sasso, in un’altra apparizione, se la ride e sembra dire: “Non ve l’aspettavate, eh?”
Vi sembrerà di stare in Scozia o in Islanda, invece vi trovate in provincia dell’Aquila nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a circa 1300 metri di altitudine, dove l’invaso fu creato alla fine degli anni Trenta con l’innalzamento di tre dighe, Sella Pedicate, Rio Fucino e Poggio Cancelli, perché serviva energia idroelettrica per alimentare l’industria.
Poco più in alto, a 1420 metri, il borgo di Campotosto con le sue frazioni (Mascioni, Poggio Cancelli e Ortolano), sbircia il paesaggio circostante e la sua magica vegetazione, tra agrifogli dai frutti gialli anziché rossi, rare betulle che si arrampicano lungo il dorso delle montagne, ginestre che d’estate dipingono d’oro le sponde.
Un territorio fragile e bellissimo, che i terremoti del 2009 e del 2016 non hanno risparmiato, ma che resiste grazie all’ostinazione e alla passione dei “tosti” di montagna, come la chiesa di Santa Maria Apparente, appena fuori il paese, costruita per “volere” della Madonna apparsa il 2 luglio 1604, dalla pianta a croce latina con interno a navata unica, perché in origine era una piccola cappella. La facciata presenta un rosone ampio e un portale con lo stemma della famiglia degli Orsini. L'interno ha un altare decorato e costruito in legno con foglie dorate.
O ancora la Chiesa di Sant’Antonio, databile al 1359, costruita nella parte più alta del paese, ad una sola navata con copertura a capriate, che ha subito nei secoli notevoli rifacimenti. E infine la Chiesa di Santa Maria del Brugnoleto, costruita, secondo la leggenda, in un bosco di prugni in cui apparve la Madonna.
Se siete sportivi di razza, ma anche dilettanti non allo sbaraglio, questa palestra naturale è tutta per voi. Potete praticare discipline come windsurf, kitesurf, ma anche kayak e canoa, mentre se preferite pedalare o correre, il lungolago prevalentemente pianeggiante, con oltre 40 chilometri di perimetro, è perfetto.
Altre attività possibili sono il trekking e soprattutto l’equitazione, ben sviluppata grazie all’inserimento di Campotosto nel lungo itinerario dell’Ippovia del Gran Sasso.
Se venite in zona in inverno – ma anche durante le migrazioni primaverili e autunnali – il lago è l’ideale per il bird watching. Potete osservare le folaghe e le anatre, che lo usano come tappa di “servizio” nel corso delle migrazioni, ma anche rarità ornitologiche come il falco pescatore e l’airone bianco maggiore.
Anche con i pescatori, sportivi e professionali, il lago è generoso: ricco di coregoni o lavarelli, offre agli appassionati la possibilità di stare immersi nell’acqua apparentemente immobile, in attesa della preda, che nuota ignara nel profondo blu che sfiora i 35 metri.
Un caldo invito vogliamo rivolgerlo a voi nuotatori: nel lago non potete tuffarvi né fare due bracciate, è severamente vietato. Fatevene quindi una ragione dedicando il tempo che avreste trascorso in acqua andando a scoprire le prelibatezze gastronomiche e artigianali del territorio.
Assaggiate, fra tutte, la mortadella di Campotosto, storico salume del territorio prodotto dalla fine del Settecento nella tipica forma ovoidale e legato a coppie con uno spago annodato a mano. Per questo gli abruzzesi lo chiamano “coglioni di mulo”. Il segreto del suo successo? Il vento di tramontana e l’altitudine che ne decretano una perfetta stagionatura. Per salvaguardare la sua produzione artigianale sono nati alcuni anni fa un Presidio Slow Food, sostenuto dal Parco, e l’associazione dei produttori della mortadella di Campotosto, i cui aderenti seguono un preciso disciplinare.
Non perdetevi inoltre i “ciciaregli”, minestra di legumi con pasta di acqua e farina a forma di cece, i “frascarelli” in brodo, farro e fagioli e il “baccalà della sposa”.
Mettete infine le mani sui prodotti della tessitura, che grazie a una rinnovata attenzione per la tradizione, sta riproducendo e rigenerando le antiche lavorazioni abruzzesi della lana, del lino e della canapa, trasformati in caldi oggetti come sciarpe, mantelle, borse, cappellini, vestiti, tessuti, tovaglioli, tappetini, runner e coperte come quella a quadri che porta il ricordo e il marchio dell’alta montagna.