Panoramica
Quota ingresso 1475 slm
Sviluppo planimetrico 1.036 m
Profondità 59 m
Il complesso delle grotte del Cavallone, nella spettacolare Valle di Taranta, fra Lama dei Peligni e Taranta Peligna, in Majella, ha affascinato i curiosi e interessato gli studiosi per diverso tempo, sin dalla prima esplorazione della più grande ed evidente delle tre grotte, quella del Cavallone, divenuta poi la grotta con l’ingresso posto alla quota più alta rispetto a tutte le altre grotte turistiche d’Europa. La sua quota di ingresso, infatti, è situata a oltre 1470 metri slm.
La Grotta del Cavallone è detta anche “Grotta della Figlia di Iorio” dal titolo della omonima tragedia pastorale dannunziana ambientata in Abruzzo, del 1903. D’Annunzio chiese al pittore e scenografo Paolo Michetti di occuparsi della scenografia della tragedia. Grazie a ciò gli ambienti ipogei del Cavallone rappresentano uno dei luoghi dannunziani per eccellenza.
La prima traccia di un’esplorazione risale al 1666 in base ad una incisione nel “Sasso dei nomi antichi” situata all’ingresso della grotta stessa. Nel ‘700 diversi esploratori effettuarono sopralluoghi, se ne è a conoscenza grazie ai riferimenti degli esploratori successivi venuti a conoscenza di queste gesta attraverso i racconti e le “tradizioni orali della gente”.
Queste grotte furono utilizzate come rifugio dagli abitanti di Taranta Peligna durante la Seconda Guerra Mondiale nell’autunno del 1943, quando il fronte bellico era alle pendici sudorientali della Majella, lungo la linea Gustav. La temperatura costante di 10 °C consentì la sopravvivenza e i grandi ambienti della cavità consentirono inoltre di poter accogliere anche capi di bestiame.
L’ampio ed alto ingresso circa trenta metri per venti di larghezza, si raggiunge attraverso una rampa di gradini ricavati nella roccia. La temperatura interna varia sensibilmente fra le diramazioni: nel periodo primaverile/estivo, a una quarantina di metri dall’ingresso, essa oscilla fra i 10-11 °C; nelle diramazioni laterali abbiamo una temperatura costante di 9,5 °C durante tutto l’anno.
Le prime notizie riguardo alla turisticizzazione della grotta risalgono al 1893, quando fu realizzata una scalinata di accesso di oltre 200 gradini, totalmente incisi nella roccia, delle passerelle e delle scale in legno i cui resti sono ancora visibili oggi per facilitare alcuni passaggi e dislivelli.
Nel corso del ventesimo secolo le esplorazioni sono continuate in maniera costante.
Dopo l’interesse di ricercatori stranieri negli anni ’50 con l’esplorazione di speleologi inglesi dell’Università di Oxford, scopritori del ramo dei laghi, fino agli anni ’70 vi sono nuovi impulsi da parte di diversi gruppi quali il CAI Bolognese, il CAI di Chieti, il gruppo Speleologico URRI di Roma e soprattutto lo Speleo Club Chieti. Le esplorazioni riprendono nel 1987 con la discesa del Pozzo senza fine, con perlustrazioni di ampi camini e con la rivisitazione esplorativa del Ramo del Laghi che presentano tratti allagati e concrezioni molto particolari.
Successive puntate esplorative del 2019 sono state dedicate al fondo della Grotta del Cavallone dove nella frana finale tra massi di grandi dimensioni si sta cercando di inseguire le notevoli correnti d’aria presenti in quella parte della cavità.