Partendo da Pescara, la prima sosta consigliata è a Popoli, dove vale la pena visitare il Palazzo ducale dalle forme imponenti, la Taverna ducale con il suo portale ogivale, il Castello Cantelmo, la Chiesa di S. Francesco, la Chiesa della Trinità. Una curiosità: qui nacque Corradino D’Ascanio il geniale inventore dell’elicottero e della Vespa. Posta interamente nel territorio comunale di Popoli, è La Riserva Naturale “Sorgenti del Pescara”, una delle più antiche aree protette d’Abruzzo. Popoli è rinomata anche per la sua tradizione enogastronomica, in particolare per i gamberi di fiume e le trote, specialità che, danno vita, nel periodo estivo, a una festa culinaria accompagnata dalla corsa automobilistica delle Svolte.
A breve distanza si trova Goriano Sicoli, antico borgo devastato dagli Sciiti e dai Vandali che, con la dominazione longobarda, si riorganizzò sotto l’attuale Rocca. Non perdete nei dintorni le necropoli del VI secolo a.C., i santuari del periodo romano, l’antico acciottolato e i resti di un acquedotto in Valle Orsa. Le alture a monte del paese e i boschi sono rigogliosi di querceti e alberi da frutto che ospitano orsi, lupi e cervi, oltre a numerose specie di rapaci. Gli animali sono tornati qui dal vicino Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise alla ricerca di nuovi spazi; il valico, raccontato da Ignazio Silone, è così divenuto un importante corridoio faunistico della regione dei Parchi.
Proseguendo il tour merita una visita Rocca di Mezzo, paese cinto da boschi e pinete, che offre panorami spettacolari sul Gran Sasso, sul Velino e sul Sirente. Da qui partono numerose escursioni fino a Stiffe o alla Sperlunga, detta anche Pozzo Caldaio, un inghiottitoio dove confluiscono le acque del ruscello Gamberale e delle nevi che si sciolgono, in cui la fuoriuscita dell’aria contenuta nella roccia, in alcuni periodi, dà la sensazione che le acque ribollano.
A Rocca di Cambio invece colpisce la Chiesa dell’Annunziata (XV-XVI secolo), dove sono custoditi una fonte battesimale del ‘500 a base esagonale in pietra bianca, un tabernacolo in legno e una statua in legno policromo di S. Lucia del XV secolo. Da visitare anche l’Abbazia di S. Lucia (XII/XIII secolo) con i suoi begli affreschi e il ciborio nella cripta del ‘500.
Un discorso a parte riguarda L'Aquila, meravigliosa città d’arte che purtroppo mostra ancora i danni del sisma del 2009. È, però, una città che lotta fiera per risollevarsi e tornare a offrire il meglio di sé a chi la vuole conoscere. Splendono di nuovo, dopo lunghi lavori di restauro, alcuni dei capolavori del capoluogo aquilano, come la Fontana Luminosa, la Chiesa di S. Bernardino e la Basilica di S. Maria di Collemaggio, dove l’eremita Pietro da Morrone fu incoronato Papa nel 1294 con il nome di Celestino V. Fu il primo Papa a esercitare il proprio ministero fuori dai confini dello Stato Pontificio e uno dei pochi ad abdicare, dopo soli 5 mesi. Da oltre settecento anni, il 28 e il 29 agosto, qui si rinnova il rito della Perdonanza, l’indulgenza plenaria che Celestino V concesse ai fedeli e che si ottiene attraversando la Porta Santa della Basilica.
Tappa conclusiva del tour è Fonte Vetica, così chiamata per una fonte naturale che sorge ai margini di un bosco di pini e abeti alle pendici del monte Vado di Siella, del monte Tremoggia e del monte Camicia. È molto amata dagli astrofili per la purezza del cielo che allo zenit permette di vedere a occhio nudo stelle di oltre mezza magnitudine superiore alla sesta. Non ci sono luci artificiali se non quelle del vicino rifugio (comunque spente poco dopo il crepuscolo), per cui la suggestione dello spettacolo è assicurata.
Il percorso attraversa la Piana del Fucino, bonificata nell’‘800 e oggi nota per la produzione di patate, carote e altre verdure che raggiungono tutti i mercati d’Italia. Nei campi della montagna aquilana, invece, si producono l’orzo, le ottime lenticchie di Santo Stefano di Sessanio e il farro, con cui si preparano delle buonissime zuppe. Tradizionale dell’aquilano è anche il cardo in brodo. Tra i primi piatti sono, inoltre, da assaggiare le “sparre”, pasta fatta a mano e tagliata a rombi, che prende il nome dai caratteristici strofinacci usati in cucina da queste parti: un piatto tipico della cucina contadina, da gustare con l’aggiunta di ingredienti locali, come zafferano, funghi e scaglie di pecorino. Da provare anche i “tondini” di Popoli, ottimi conditi con sugo di trota o di gamberi d’acqua dolce. Tra i secondi troverete un ottimo stufato, noto come “pecora alla cottora”, le “pallotte cacio e ove” e l’agnello cotto alla brace o al forno, per non parlare degli “arrosticini”, sottilissimi spiedini di carne ovina cotti sul fuoco a legna o sulla carbonella. Tipico della zona ai piedi del Gran Sasso è il cacio (o pecorino) “marcetto”. Tra i dolci non perdete il “torrone alla cioccolata”, le crostate di ricotta e di frutta.