Descrizione
"... sotto di noi, si estendeva la pianura da destra a sinistra, limitata ad un’estremità da una immensa muraglia di montagne rocciose e frastagliate su cui svettava il Gran Sasso”.
Le Terre della Baronia, che occupano parte del Gran Sasso meridionale, furono un tempo dominio della "Baronia di Carapelle", a partire dal XIII secolo. Vi facevano parte i borghi di Calascio, Barisciano, Castel del Monte, Castelvecchio Calvisio, Carapelle Calvisio e Santo Stefano di Sessanio.

Saranno questi splendidi antichi borghi, queste sconfinate pianure mosse dal vento, costellate di antichi manieri e millenarie abbazie, terre di lupi e camosci, sorvolate da lanari e da aquile maestose, profumate di fiori rari lo scenario del cammino che si realizzerà grazie al progetto “Cento anni dopo…con gli occhi di Estella” finanziato con il Bando sul turismo esperienziale che sarà sviluppato dall’Asd Le Siepi Country Farm in collaborazione con I Viaggiatori del Parco e Gran Sasso Guides, sulle tracce dell'Abruzzo raccontato da Estella Canziani nel suo libro "Attraverso gli Appennini e le terre d’Abruzzo paesaggi e vita contadina" che narra del mondo agricolo e silvo-pastorale, delle tradizioni, del folklore e dei miti di un Abruzzo che non esiste più, ma al quale è sempre più necessario riconnettersi per ritrovare le radici e l'identità.
Estella Louisa Michaela Canziani, antropologa, figlia di pittori, nacque il 12 gennaio 1887 a Londra. Poco prima della prima guerra mondiale Estella venne in Italia e intraprese viaggi tra le montagne dove attentamente osservava la vita dei contadini, il folklore e l’artigianato locale, realizzando per il suo primo libro anche delle illustrazioni, visitando i paesi dell’entroterra e spostandosi a dorso di mulo. Nel 1928 venne pubblicato il suo “Through the Apennines and the lands of the Abruzzi landscape and peasant life" dove l’autrice racconta della vita quotidiana della gente, dell'Abruzzo di Celestino V, dei riti tradizionali come la Festa di San Domenico di Cocullo o i riti della comunità albanese di Villa Badessa, degli usi e dei costumi abruzzesi. Il suo viaggio toccò Anversa degli Abruzzi, Atessa, Calascio, Castel del Monte, Castelvecchio Calvisio, Castel di Sangro, Cocullo, Fara San Martino, L’Aquila, Pescocostanzo, Santo Stefano di Sessanio, Sulmona, Scanno, Villa Badessa,Villalago.
Il cammino si svilupperà nell'arco di cinque giorni con partenza da Poggio Picenze (L’Aquila) e attraverserà i borghi di Santo Stefano di Sessanio, Castelvecchio Calvisio, Calascio, Castel del Monte per giungere fino alla Piana di Campo Imperatore e il Canyon dello Scoppaturo fino allo storico Ristoro di Fonte Vetica, luoghi dove permane ancora oggi la stessa "ruvida gentilezza" descritta da Estella Canziani :"contadini e pastori, sebbene primitivi e molto spesso impulsivi, mostravano agli stranieri che sapevano comprenderli genuina simpatia e non di rado eccezionale gentilezza"
..subito dopo ci trovammo in vista della piccola città-castello appollaiata sulla vetta del monte i cui fianchi scendono quasi a perpendicolo giù nella valle (E. Canziani)
In prima giornata è prevista la visita a Santo Stefano di Sessanio, a 1250 metri s.l.m., sorto tra l'undicesimo e il dodicesimo secolo e dominio della potente Casata de' Medici alla fine del XVI secolo, nei pressi dell'altopiano di Campo Imperatore, un vero gioiello incastonato tra i monti, dove svetta la Torre medicea, icona e simbolo di uno dei Borghi più belli d'Italia. Un crescente interesse per questo luogo anima turisti alla ricerca di cultura e natura ispirata a criteri di ecosostenibilità, soprattutto da quando il turismo sostenibile ha preso qui casa dal 2002 nelle forme di albergo diffuso ad opera di D. Kihlgren che racconterà di esserne rimasto folgorato vedendolo da lontano durante un suo viaggio in moto. Il borgo attrae numerosi artisti di fama internazionale, affascinati ed ispirati dalle superbe bellezze dell'antica Sexstantio. Molteplici sono le iniziative culturali in collaborazione con enti, istituzioni e musei di tutto il mondo. La sua gastronomia è ricca di prodotti e piatti che rappresentano una documentata eccellenza dell'intero territorio nazionale, che ha il suo momento clou nella Sagra della Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, presidio Slow Food.
"Pensammo di andare a Castelvecchio il giorno seguente; ci dicevano che era un paese molto
strano, lontano e poco accessibile. Il paese e le case in biblico sul precipizio...Uno stretto
passaggio dava l’accesso al paese...Dovunque ti giravi c’erano archi, portici, scale, modanature e finestre. La chiesa, che si trovava nell’altra strada che circondava il villaggio, era strana ed asimmetrica, costruita sul lato di una roccia ed aveva angoli, spigoli, colonne nei posti più impensati. All’estremità terminale della chiesa, in un recesso che guardava ad ovest, c’era un elaboratissimo altare maggiore coperto d’oro. Aveva colonne scolpite, fiori e foglie dorate ed il suo aspetto fantastico si addiceva perfettamente alla stranezza del posto" (E. Canziani)
Da Santo Stefano di Sessanio si partirà alla volta di Castelvecchio Calvisio, dalla particolarissima forma ellittica che sembra racchiudere su di sé il borgo fortificato. Al centro di questo cuore fortificato, stradine strette coperte da volte e archi, case che si sviluppano su più livelli raggiungibili grazie alle antiche scale in pietra dette “barbacani”. Interessanti sono le storie popolari che si raccontano sul Palazzo c.d. del Capitano dal profondo "pozzo dei supplizi" con lame emergenti dalle pareti e dal fondo nel quale, secondo la tradizione, venivano gettati i condannati a morte. Il palazzo è così denominato probabilmente perché abitato da un Signore alle dipendenze del Conte Corrado I d'Acquaviva che qui giunse nel 1313. Sul concio di chiave del grande portale d'ingresso è scolpito un leone rampante, effige araldica proprio degli Acquaviva.
"Ci fermammo a Calascio, un paesino alle falde della montagna sovrastato da piccoli gruppi di case e delle rovine del castello di Rocca Calascio..."(E. Canziani)
L'itinerario prosegue verso Calascio e la sua Rocca, una delle fortezze più belle del mondo secondo la prestigiosa rivista internazionale National Geographic, famosa per aver ospitato, in più occasioni, grandi set cinematografici, tra cui i film "Lady Hawke" , "Il viaggio della Sposa", "Padre Pio", "Il nome della rosa", "L'orizzonte degli eventi". Per la bellezza di questi luoghi, l'industria cinematografica ha nominato tutta la zona da Rocca Calascio a Santo Stefano di Sessanio, "set per eccellenza". Efficacissimo punto di osservazione militare, permetteva di comunicare con gli altri castelli, fino alla costa adriatica, mediante l'ausilio di torce durante la notte e di specchi nelle ore diurne. Ai piedi della rocca sono presenti anche i ruderi dell'antico borgo, al quale essa è collegata con un ponte di legno. Nei pressi di Rocca Calascio, in posizione straordinaria per la sua valenza paesaggistica la chiesa tratturale di Santa Maria della Pietà, piccolo tempietto eretto tra il XVI e il XVII, del 1596 che insiste sul sito di un'antica edicola votiva, sul luogo dove, secondo la tradizione, la popolazione locale ebbe la meglio su una banda di briganti che tormentava il borgo con le sue razzie. A Calascio è prevista la visita al Museo del gioiello dove ammirare preziosi manufatti realizzati seguendo le tradizionali lavorazioni orafe abruzzesi.
Da Calascio si torna a Santo Stefano per visitare le preziose botteghe artigiane e le aziende del posto: dalla biancheria lavorata con le antiche tecniche di tessitura, alle antiche colture di sementi secolari, dai gomitoli di lana autoctona tinta con colori naturali, dalle bottiglie in vetro ai bicchieri in ceramica, dalle stoffe autoprodotte ai tessuti antichi o riprodotti secondo gli schemi originali, dai pregiati formaggi e salumi alle rinomate lenticchie, al superbo zafferano.

."...le strade strette e scoscese con budelli scuri, archi... in uno o due case c’erano mattonelle blu e nere, bianche o porpora, nere e bianche o nere, arancio e bianche intorno al focolare o sui marmi. Erano molto belle e in alcune chiese tutto il pavimento era ricoperto di queste mattonelle e in uno o due casi sembravano proprio orientali...
Donne dall’aspetto fiero e primitivo, con gioielli e fazzoletti colorati, portano conche e orci di terracotta sulla testa e si recavano verso la fontana; fummo subito circondati da uomini, donne e bambini dallo sguardo indagatore.
La parte alta del paese è chiamata Recetto, ci sono delle torri che nel Medio Evo erano l’ultimo rifugio e la roccaforte in cui gli abitanti si rinchiudevano per salvarsi. Le strade che portano al Recetto avevano anticamente cancelli di ferro che si chiudevano per difendersi dalle incursioni dei predatori e dei briganti." (E. Canziani)
La quarta giornata è dedicata a Castel del Monte, a sud di Campo Imperatore, antico centro fortificato incastonato tra le montagne dalle tipiche case-torri. E’ un luogo che da sempre incanta con la bellezza e la maestosità del paesaggio che lo circonda. Lungo le strade del centro storico affreschi e tessere dei mosaici creano meravigliose rappresentazioni sui muri delle case, rievocazioni di antiche tradizioni di vita quotidiana, storie di streghe, di magie, di pastori transumanti e di antichi mestieri. In vari punti del centro storico di Castel del Monte si dirama una vera e propria rete museale. Fondaci e case in disuso sono state trasformate in spazi espositivi che vengono ad inserirsi perfettamente nel più ampio itinerario culturale della storia, dei monumenti e delle tradizioni di questo paese. Gli oggetti della quotidianità, sapientemente realizzati dalle mani abili degli artigiani locali, gli utensili da lavoro, utile supporto alla dura vita contadina e pastorale, legata al fenomeno della transumanza le testimonianze dei culti, sono stati riallestiti in questi inusuali spazi espositivi e permettono di ricostruire in pieno la vita dei castellani. Una serie di cinque antiche case dedicate ciascuna a un aspetto della tradizione e al lavoro agricolo alle pendici del Gran Sasso. Il borgo offre sapori legati all’antica tradizione della transumanza come il famoso Canestrato di Castel del Monte - Presidio Slow Food, il "Marcetto", una crema piccante di formaggio fermentato, la "Chiaranese", carne di pecora cotta lentamente con acqua e aromi. Moltitudini di turisti accorrono in Agosto nel borgo l'appuntamento con “La Notte delle Streghe, ru rite de’ re sette sporte” che si svolge dall'imbrunire fino a notte inoltrata e riporta alla luce e alla memoria degli spettatori antiche credenze popolari attraverso una rappresentazione teatrale dialettale itinerante.
Il cammino giunge alla sua meta Campo Imperatore, il piccolo Tibet d'Abruzzo, mirabilmente ritratto da Estella Canziani, dalle infinite suggestioni set di splendidi film. Da "Il deserto dei Tartari" a "Il nome della rosa" , da "King David" a "Così è la vita" di Aldo, Giovanni e Giacomo, a tutta la serie di "Trinità" con Bud Spencer e Terence Hill. A quasi 1.800 metri d’altitudine con i suoi sterminati pascoli, da sempre viene utilizzato per l'alpeggio estivo di mandrie e greggi, ospita numerosissime specie botaniche che colorano la le rocce e la vasta prateria come le Androsacee, le piccole primule delle alte quote, le borracine, piante succulente che vivono sempreverdi tra le pietre, le pulsatille, i papaveri, le orchidee spontanee, le rare stelle alpine e il profumato e ricercato genepì, le scille silvestri, le gialle gagee, nascoste tra i crochi, il timo, i trifogli, gli anemoni, le genziane, le valeriane, le soffici e lanose "lingue di cane", le rosse Sassifraghe Porose il cui nome deriva dal latino saxum-frangere cioè rompere la roccia, le viole montane che, piccole e prepotenti, creano distese fiori lunghe chilometri sull'altopiano. Da qui si scorge il Gran Sasso, il “Tetto degli Appennini”: la montagna d’Abruzzo per eccellenza, dominata dal Corno Grande dall’alto delle sue quattro vette. Offre numerosi itinerari escursionistici, da percorrere a piedi, in bici o a cavallo. Vi si trova il giardino botanico alpino Vincenzo Rivera", un laboratorio importante di studio sulla flora delle altitudini e delle specie autoctone dell’Appennino Centrale e la Grangia cistercense Santa Maria del Monte, fondata intorno al 1222, le cui ultime notizie risalgono al 1568, era un luogo di partenza della transumanza per raggiungere il Tratturo Magno. L'itinerario prevede l'incontro con il pastore e mastro caseario Ruggero Damiani, che ha il suo stazzo nei pressi del lago Racollo e produce il formaggio pecorino Canestrato di Castel del Monte ed un percorso lungo Il Canyon dello Scoppaturo o della Valianara dal nome della grotta che si incontra lungo il percorso, uno dei luoghi più affascinanti e particolari dell'altopiano scelto quale set di numerosi film del filone “spaghetti Western”.
L'itinerario terminerà a 2000 m. di quota a Fonte Vetica presso uno dei ristori di montagna più tipici d'Abruzzo con un'esperienza sensoriale che trasmetterà i forti valori identitari del territorio e di coloro che lo abitano.