Descrizione
Nasce ai piedi del Gran Sasso, sulla Piana di Navelli, piccolo gioiello dell'aquilano, intorno a 700/800 metri di quota in terreni aridi e soleggiati. Le piante vengono, nel momento della raccolta, messe insieme per formare piccoli mazzi chiamati “mannelli” che si lasceranno ad asciugare a terra. Una volta asciutti vengono sgranati a mano.
Accanto alla varietà color crema i contadini ne coltivano ancora una ancor più piccola di colore rossa e rugosa, destinata perlopiù all'uso familiare.
Il cece di Navelli viene utilizzato per preparare zuppe tradizionali, insieme alle castagne o in umido come contorno, nei deliziosi primi piatti locali in compagnia del profumatissimo zafferano e la pasta fatta in casa, arrostiti e utilizzati come antipasto o da sgranocchiare durante le tombolate nel periodo natalizio. I ceci bolliti sono la base della ricetta tradizionale natalizia dei "cagionetti" e, ridotti in farina, componente della fracchiata, polenta a base dell'alimentazione contadina, oggi piatto gourmet. In Agosto è celebrato nella Sagra Dei Ceci e dello Zafferano e Palio Degli Asini in Agosto.
Antica è la radicazione dalla coltura sul territorio, attestati dal rinvenimento di ceci rossi, bianchi e neri autoctoni oltre che a Navelli, a Collepietro, Castelvecchio Subequo e Pacentro (dove era pervenuto da Castel di Ieri). Si hanno notizie di coltivazioni rimarchevoli, in passato, nella Marsica, sui terreni asciutti che costeggiavano il lago Fucino. Un riferimento sulla coltivazione di legumi di vario tipo nella Provincia di L’Aquila, si trova nel libro di Teodoro Bonanni Le antiche industrie della provincia di Aquila (1888) che parla di numerose “civaie” coltivate in tutta la provincia. Nel periodo di impianto del catasto, 1923-1928, si annoverano 32 ettari di ceci coltivati nella zona di Navelli, con una produzione di 395 quintali. Oggi i produttori sono riuniti con il sostegno di Slow Food che ne garantisce l'adesione al disciplinare di produzione.
Sembra che i ceci di Navelli siano stati utilizzati dorati e stuccati per dare un particolare effetto di luce al Trigramma all’interno della Basilica di San Bernardino dell’Aquila, incollandoli al tavolato che sorregge l’opera per rendere la superficie irregolare e scabra. Fa parte di: Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), Presidio Slow Food.