Descrizione
Sembra che la cipolla bianca di Fara Filiorum Petri abbia la particolare forma schiacciata a causa dell’elevata quantità di acqua di cui necessita, per cui, gli agricoltori, raccoglievano dell’acqua con una pala e la versavano sulle cipolle, in modo da non far mai mancare il giusto apporto idrico di cui avevano bisogno. La violenza del getto avrebbe causato l’appiattimento dell’ortaggio che, di conseguenza, si sarebbe poi sviluppato in larghezza.
Viene coltivata nel comune di Fara Filiorum Petri in provincia di Chieti, in terreni argillosi nei terreni alluvionali e ricchi di acqua chiamati “cipollari”, dalla composizione ideale per il suo sviluppo. Sembra che la sua forma schiacciata sia dovuta ai ripetuti getti d'acqua versati un tempo dai contadini con la pala.
Sono infinite le possibilità di utilizzo di questa varietà di cipolla: nelle insalate, accompagnate dal fegato, per la "cipollata" piatto tradizionale abruzzese, cotte sulla brace, in patè o confetture per accompagnare crostini e formaggi stagionati.

Per la festa di Santo Antonio Abate col rito delle “farchie” è tradizione preparare la "cipollata" e "Fara cipollara", che si tiene ad agosto, una festa antica recentemente recuperata interamente dedicata alla specialità di Fara Filiorum Petri.
Già nel 1300, si ha notizia della coltivazione della cipolla da parte dei monaci del convento della frazione di Sant’Eufemia. La coltivazione a Fara è attestata in diversi documenti del XIX secolo. Dai pochi semi recuperati dall'ultimo coltivatore rimasto in paese, i contadini hanno ripreso le coltivazioni sostenuti dal Presidio Slow Food secondo il disciplinare approvato.