Descrizione
Il fico reale di Atessa, il borgo più esteso della provincia di Chieti, chiamato anche "caracìne", è di qualità pregiata e particolarmente indicato per l'essiccazione.
I fichi asciugati al sole o seccati al forno hanno rappresentato da tempi antichissimi una risorsa fondamentale dell'economia locale, tanto che gli abitanti di Atessa sono scherzosamente chiamati "squacciafichere".
I fichi vengono raccolti a mano ed essiccati nei "cannizzi" interi o a metà, senza che perdano la morbidezza. Un gheriglio di noce locale viene inserito nel centro del frutto che poi sarà caramellato al forno, mettendoli poi ancora ad asciugare, con foglie di alloro, in un luogo buio ed asciutto. Un tempo erano fatti essiccare su teli di frasche di ginestra.
Viene prodotto nella zona collinare dei Comuni di Atessa, Torino di Sangro, Archi, Perano e Paglieta, in provincia di Chieti.
É utilizzato per la degustazione tal quale, come ingrediente principale del Torrone e del Libretto di fichi secchi, dolce a strati, composto da ingredienti quali fichi secchi, cioccolato fondente, mandorle, zucchero, cedro candito, cacao, cannella, vaniglia, zucchero a velo, buccia di limone grattugiata e noci e per la preparazione di dolci, confetture, dessert, condimento per carni, pani e biscotti. Si prepara tritando grossolanamente le mandorle, il cedro e il cioccolato che vengono mescolati con gli altri ingredienti. Si vanno a formare cinque strati: tre con i soli fichi secchi, due con gli altri ingredienti, alternando gli uni agli altri. Il tutto verrà disposto in apposite formelle, e poi pressato con un “torchietto”, spesso di antica fattura, e spolverato con lo zucchero a velo. Dopo qualche ora ogni libretto viene avvolto con carta argentata, affinché non si secchi. I “libretti” possono conservarsi a lungo. Parecchi anni fa, quando il “torchietto” non era utilizzato e diffuso, i cinque strati venivano compressi con le mani e la forma che assumevano era affusolata; per avvolgerli si usavano, allora, foglie di fico. La metodica segue ancora oggi le regole della tradizione.
In agosto viene celebrato nella "Festa de lí squacciafichere", una festa identitaria che unisce il popolo atessano attorno alla consumazione, coltivazione e trasformazione di un frutto simbolo del territorio: menù e specialità culinarie preparate da gastronomie locali e provenienti da zone limitrofe propongono ricette tradizionali e gourmet per godere appieno del gusto travolgente di questo antichissimo frutto.
Risale al I secolo a.C. il fico secco trovato in una villa romana ad Atessa. Il nome dialettale loro assegnato richiama il nome degli antichi sanniti che abitavano il territorio. Conosciuto e apprezzato in epoca romana e ampiamente commercializzato nel medioevo, ha mantenuto negli anni la sua notorietà. Roberto d’Angiò impose, nel 1320 delle gabelle sui fichi secchi di Atessa.
Il Presidio Slow Food sostiene le associazioni di giovani produttori che si dedicano a questa nobile ed antica tradizione, sottoposta ad un rigido disciplinare.