Descrizione
Io sono di remotissima stirpe. I miei padri erano anacoreti nella Maiella, masticavano la neve, intagliavano massi con un chiodo della Croce... (G. d'Annunzio, Il libro segreto)
Nelle innumerevoli grotte disseminate sulla Maiella per centinaia di millenni hanno abitato i cacciatori preistorici che riuniti in bande e armati di rozze punte di selce, come quelle ritrovate nei giacimenti della Valle Giumentina, inseguivano e cacciavano le proprie prede. Nel neolitico, con la scoperta dell'agricoltura, le grotte divennero santuari ove gli uomini adoravano la Terra come Madre e, per propiziare i raccolti, offrivano primizie e doni.
Secondo la leggenda, Maia, la Grande Madre, la più bella delle Pleiadi, arrivò in queste terre, seguita da uno stuolo di amazzoni, le Majellane. Il tintinnio delle gigantesse si poteva udire da lontano, agli orecchi indossavano le "sciacquajje , orecchini d'oro a cerchio, a conocchia, con uno o più pendenti, d'oro con rubini, d'oro a lumaca, formati da perle o da chiodini sagomati, a volte con volto umano raffigurato nella parte centrale che gli artisti abruzzesi di fine '800 inserirono costantemente nei loro dipinti.
Maja, fuggita con il figlio, o secondo altre leggende con un giovane amante ferito a morte, dalla Frigia e arrivata al porto di Ortona, si inerpicò sulle montagne d'Abruzzo cercando la salvezza dai nemici, ma, perduto l'amato figlio, che seppellì sulla terza vetta del Gran Sasso, fu colta da una sofferenza insopprimibile che la portò alla morte. I monti d'Abruzzo che accolsero le sue spoglie ebbero il nome di Majella. Sulle grotte della Majella vissero per molti anni le gigantesse al suo seguito. Praticavano antichi culti ed erano devote al fiore magico di maggio " lu majie", il profumato e delicato maggiociondolo.
Incassati nella roccia eremi e luoghi di culto rupestre sorgono nei profondi valloni e nelle forre della Majella, costellato da testimonianze dell'attività agricola, pastorale, mineraria come i muretti e lo straordinario universo dei tholos, capanne in pietra a secco, le gallerie e infrastrutture, patrimonio di archeologia industriale, legate al passato sfruttamento delle miniere di bitume.
Patrimonio del Parco è la maestria degli artigiani locali, come quella degli scalpellini che hanno prodotto in Abruzzo opere di rilievo già dal Medioevo, epoca di splendida fioritura della lavorazione artistica della pietra nei paesi Parco e che oggi continua con la creazione di raffinati complementi d'arredo o quella dei maestri dell'arte fabbrile che pare utilizzassero una particolare erba della Maiella per rendere il ferro più morbido e malleabile per la lavorazione e che, non volendo rendere noto il loro segreto, non vollero mai discepoli o assistenti.
E' la presenza ininterrotta dell'uomo, la cultura e i miti che egli ha generato in questi luoghi, la tutela della biodiversità, la sostenibilità, la conservazione e valorizzazione del patrimonio geologico che oggi rendono possibile un sogno che si realizza nella Giornata Mondiale di Madre Terra: il Parco Nazionale della Maiella diventa "Maiella Geopark", patrimonio dell'Umanità come Geoparco UNESCO.
La Rete Mondiale dei Geoparchi, comprende singole aree geografiche i cui siti e paesaggi di valore geologico internazionale vengono gestiti secondo un concetto olistico di protezione, educazione, sviluppo sostenibile. Nei Geoparchi, il cui obiettivo primario è la protezione della geodiversità, la conservazione viene combinata con lo sviluppo sostenibile e coinvolge le comunità locali con lo scopo di creare una collaborazione e scambiare esperienze.
I Geoparchi mondiali UNESCO operano per aumentare la conoscenza e la consapevolezza del ruolo e del valore della geodiversità e per promuovere le migliori pratiche di conservazione, educazione, divulgazione e fruizione turistica del patrimonio geologico, secondo un concetto olistico che combina sviluppo sostenibile e comunità locali, agendo sia a livello globale, sia a livello locale. A luglio 2020 il numero dei Geoparchi Mondiali UNESCO è 161, distribuiti in 44 Paesi del mondo con le seguenti, indispensabili, caratteristiche richieste per l'ambito riconoscimento:
- Un Geoparco riconosciuto a livello internazionale è un territorio che possiede un patrimonio geologico particolare ed una strategia di sviluppo sostenibile. Deve avere confini ben definiti e sufficiente estensione per consentire uno sviluppo economico efficace del comprensorio.
- Un Geoparco deve comprendere un certo numero di siti geologici di particolare importanza in termini di qualità scientifica, rarità, rilevanza estetica o valore educativo.La maggior parte dei siti presenti nel territorio di un Geoparco deve appartenere al patrimonio geologico, ma il loro interesse può anche essere archeologico, naturalistico, storico o culturale.
- I siti di un Geoparco devono essere collegati in rete e beneficiare di misure di protezione e gestione. Nessuna distruzione o vendita di reperti geologici di un Geoparco è tollerato. Un’area individuata quale Geoparco deve essere amministrata da strutture ben definite, capaci di rinforzare la protezione, la valorizzazione e le politiche di sviluppo sostenibile all’interno del proprio territorio.
- Un Geoparco ha un ruolo attivo nello sviluppo economico del suo territorio e deve realizzareun impatto positivo sulle condizioni di vita dei suoi abitanti e sull’ambiente.
L'obiettivo di creare azioni per la conservazione della geodiversità ed incrementare il geoturismo è tra le azioni poste in essere dal Comitato Nazionale Italiano UNESCO Global Geoparks, costituito da rappresentanti dei singoli Geoparchi, del Ministero Italiano per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), dell’UNESCO, di Federparchi e del Ministero per i Beni culturali.
I Geoparchi Mondiali UNESCO rendono le comunità locali orgogliose della regione in cui vivono e rafforzano il loro legame con il territorio di appartenenza. Proteggendo le risorse geologiche dell’area, si realizzano allo stesso tempo condizioni favorevoli alla nascita di imprese locali che puntano all’innovazione, alla creazione di nuovi posti di lavoro e all’organizzazione di corsi di formazione di elevata qualità, così come si generano nuove fonti di reddito attraverso il geoturismo.
Il Parco Nazionale della Majella, si trova nel cuore dell' Appennino centrale in una vasta area montana di circa 740 kmq a breve distanza (30 km) dal Mar Adriatico, proprio nel cuore del Mediterraneo. Comprende l'ampio gruppo montuoso del Massiccio della Majella , rappresentato da una serie di vette allineate nord-sud, che superano la quota 2.500 m (come Cima Murelle, 2.598 m; M. Focalone, 2.676 m; M. Acquaviva, 2.737 m; M. Amaro, 2.793 m, la seconda vetta più alta della catena appenninica), lo stretto e allungato rilievo del Morrone (2.065 m), il Porrara (2.137 m), il Pizzalto (1.966 m) e il Rotella (2.199 m) così come i rilievi relativamente meno alti dei monti Pizzi e Secine (1.883 m).
Grazie ai suoi caratteri peculiari (rilievi elevati non lontani dal mare), unici nel panorama europeo, e alla inusuale eterogeneità geomorfologica del territorio, risultante dalla combinazione di processi carsici, glaciali e fluviali, il Parco è caratterizzato da una grande varietà di microclimi, ecosistemi e nicchie ecologiche che hanno permesso lo sviluppo e la conservazione di un prezioso e raro patrimonio di biodiversità.
Nel Parco viene tutelato un terzo dell'intera flora italiana, comprese alcune specie endemiche, e diverse specie rare di fauna selvatica, tra cui l'Orso marsicano.
Centonovanta milioni sono gli anni della roccia più antica del Morrone nel territorio del Parco dove sono presenti 74.095 ettari di area protetta che comprendono 95 geositi, 115 grotte carsiche, 10.000 l/sec di acqua sorgiva, diverse decine di gallerie delle ex miniere di bitume, oltre 40 specie di mammiferi, centinaia di specie di uccelli, 12 specie di anfibi,17 specie di rettili, 118 specie di farfalle diurne, 700 notturne, 2.250 entità floristiche, 140 piante strettamente endemiche delle quali 5 esclusive del Parco, 24.000 ha di faggeta, 1.300 ha di mugheta, 40 eremi, 720 km sentieri escursionistici, 400 km di ippovie, 426 km di tracciati per MTB, 17 fra centri visita, info point e musei, 2 giardini botanici, 7 aree faunistiche.
La Maiella wilderness è uno dei più importanti contenitori di fauna selvatica d’Italia e d’Europa e il lupo ne rappresenta la specie simbolo. Il rewilding, ovvero tutto quanto permette alla natura selvaggia di tornare ad occupare i suoi spazi e agli animali di ripopolare i territori, ricreando spazi vivibili attraverso la rinaturalizzazione di aree protette, valorizzando i prodotti che gli ambienti incontaminati offrono, ristrutturando stazzi e stradine, messo in opera dal Parco è diventato un documentario, trasmesso con successo sulla seconda rete tedesca.
Fin dalla sua istituzione, l'Ente Parco protegge e promuove il patrimonio naturale e culturale del proprio territorio collaborando con organizzazioni pubbliche e private, scuole, università e istituti di ricerca. Una di queste collabo-razioni coinvolge dal 2001 la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell'Abruzzo che ha la direzione scientifica del Museo Geopaleontologico Alto Aventino ospitato nel Castello Ducale di Palena e del geosito internazionale di "Capo di Fiume" situato nel Parco che riveste una straordinaria importanza in quanto ha dato alla luce resti di centinaia di organismi fossili risalenti al Miocene superiore (7-6 milioni di anni fa).
La collaborazione dal 2016, con l'Ordine dei Geologi della Regione Abruzzo ha permesso la realizzazione di questo straordinario risultato reso ancor più prezioso con l'istituzione di un premio per neo laureati magistrali in ricordo del Prof. Paolo Scandone, uno dei maggiori studiosi di Scienze della Terra.
I paesaggi del Parco Nazionale della Maiella sono mutevoli e si succedono con straordinaria armonia: dai boschi ricchi di acque nella Valle di Caramanico, percorsa dal Fiume Orta alle quote spoglie modellate dai ghiacciai come quello della Valle di Femmina Morta, dalle ripide forre del Vallone dell'Inferno o delle Gole di San Martino agli ampi e soleggiati altopiani carsici come Quarto di Santa Chiara, fino ai versanti più dolci, ricchi di boschi e torrenti dei monti Pizzi rifugio per molte specie di fauna selvatica.