Descrizione
Da oltre 400 anni, a Collelongo, in provincia dell'Aquila, il 16 e 17 gennaio si celebra la figura di Sant'Antonio Abate, il protettore dell'uomo in tutti i suoi bisogni, nei pericoli e nelle tribolazioni della vita.
I fuochi accesi in segno di devozione rappresentano simbolicamente la purificazione e la fecondazione che l'inverno porta nel suo seno e che avrà le forme della primavera ventura. Con la festa di Sant'Antonio ha, infatti, inizio il periodo che conduce al Carnevale, giorno in cui si ripeterà il rito dei fuochi.
La festa inizia la sera del giorno 16 quando, nelle due piazze del paese, si accendono due "torcioni", torce in legno di quercia alte oltre 5 metri, riempite con legname secco che ardono nella notte in onore di Sant’Antonio, affinché protegga la comunità dall’incendio delle stalle dove vengono allevati gli animali.
In alcune case, allestite per l'occasione con arance e icone del Santo, vengono poste sul fuoco “le cuttore” enormi pentole nelle quali viene messo a bollire parte del mais raccolto durante l'anno.
Per la sera viene preparata la "pizza roscia", una focaccia cotta sotto la cenere composta da un impasto di farina di grano e di mais, condita con salsicce, ventresca e cavolo ripassato in padella. Intorno alle 21, una fiaccolata con fisarmoniche e cantori accompagna il parroco del paese nella visita delle case per la benedizione del granoturco che cuoce a lungo nelle “cuttore”. Chiunque entra nella “cuttora”, fa gli auguri alla famiglia che la gestisce e gli viene offerto vino, companatico, mais bollito condito con olio e peperoncino, e dolci.
Per tutta la notte il paese è animato da gente che canta, suona e gira di “cuttora” in “cuttora”.
All’alba del giorno successivo, gli spari pirotecnici annunciano la sfilata delle “conche rescagnate”, ossia di conche in rame, una volta usate per attingere l'acqua alla fonte, che addobbate con luci, piccole statue e scene di vita contadina, vengono portate in sfilata da giovani donne del posto vestite nei tradizionali costumi popolari.
Segue la celebrazione della santa messa con la distribuzione gratuita dei “cicirocchi” (granturco cotto) che, un tempo, i contadini più ricchi donavano ai bisognosi che non avevano cibo per sfamarsi.
La festa si conclude il pomeriggio con i classici giochi popolari.