Descrizione
Nella prima settimana di giugno si svolge La Maggiolata-Sagra delle ciliegie di Raiano, una manifestazione tra le più antiche della regione, in concomitanza con la Festa di San Venanzio Patrono del paese.
All’origine era solo una kermesse canora ma alla metà del novecento si trasformò in una vera e propria sagra con l’esibizione di vari cori dei centri vicini, con sfilate di carri allegorici e con rassegne di costumi tradizionali. Nonostante alcune interruzioni, oggi la sagra delle ciliegie è diventata una festa molto popolare che vede la partecipazione di un folto pubblico. Sono molti gli stand gastronomici e numerose le altre iniziative in programma come spettacoli, musica dal vivo e contest con premi per le fotografie, dipinti, oggettistica, poesia, ricami, ricettari, cartelloni che abbiano la ciliegia per protagonista.
Durante la sagra vengono organizzate visite all’interno della Riserva Naturale Regionale Gole di San Venanzio, dove si trova l'omonimo eremo in una splendida posizione tra le pareti delle gole e interamente circondato di vegetazione. Affacciandosi dall’edificio si può vedere il fiume Aterno che scorre nella porzione sottostante.
Le ciliegie di Raiano e di Giuliano Teatino sono dolci e succose, ottenute dalla coltivazione di diverse varietà di ciliegio dolce. L'area di coltivazione interessa parte del territorio delle province di Chieti (Giuliano Teatino, Canosa Sannita, Ari, Torrrevecchia Teatina) e di L’Aquila (Raiano, Corfinio, Prezza).
San Girolamo sosteneva che il ciliegio fu importato in Italia dall’Asia Minore ad opera di L. Licinio Lucullo, maestro di grande raffinatezza culinaria, dopo la terza guerra mitridatica. Questa pianta sarebbe originaria della città di Kerasunte (l’attuale Giresun), dal cui toponimo i romani ricavarono il nome del frutto e dell’albero, cerasum e cerasus. La fonte è senza dubbio autorevole, ma probabilmente le ciliegie in Italia esistevano ancor prima dell’età classica come dimostrato da alcuni resti fossili rinvenuti in diversi scavi. Le fonti storiche che riguardano la ciliegia non sono numerose e si trovano principalmente nelle cronache cittadine, in quelle dei monasteri o in documenti testamentari.
L’importanza economica della ciliegia, come del resto della frutta in genere, è comunque assai modesta fino alla fine dell’Ottocento e il consumo è riservato alle classi particolarmente abbienti o alla gente di campagna. Le colture portanti dell’economia agricola della zona erano i cereali e gli allevamenti zootecnici; ad esse si affiancavano, tra le colture arboree, la vite e il gelso. Il gelso fungeva spesso da tutore della vite e allo stesso tempo le sue foglie servivano come nutrimento per i bachi da seta, allevamento, come molti riportano, assai redditizio. Nei primi anni del Novecento la situazione mutò: la bachicoltura andò in crisi per il crollo dei prezzi della seta, il gelso, non più utile come tutore vivo della pianta, venne rapidamente sostituito da specie frutticole, per le quali si cominciava a manifestare una discreta richiesta.
Ricco il programma 2024 con escursioni alla Riserva naturale Gole di San Venanzio e al magnifico eremo, passeggiate alla scoperta del borgo, Notte rossa delle ciliegie con l’Orchestra popolare del saltarello, artisti di strada…
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