Descrizione
La denominazione Peperone Dolce di Altino Oasi di Serranella è riservata ad un unico tipo morfologico, ovvero tipo “Paesanello” di Altino o “A cocce Capammonte” con i frutti rivolti verso l’alto, di colorazione rosso porpora.
Le zone di produzione del Peperone Dolce di Altino Oasi di Serranella sono individuate nella vallata Sangro- Aventino dei comuni di: Altino, Archi, Perano, Roccascalegna, Casoli, Sant’Eusanio del Sangro, Inoltre, per i comuni di: Atessa, Paglieta, Mozzagrogna, Santa Maria Imbaro e Lanciano, i soli terreni del versante fiume Sangro.
Una volta raccolti, i peperoni maturi vengono infilzati con ago e spago all’altezza del peduncolo formando "Serte" o "Collane" o crolli, di lunghezza variabile fino a 2 metri, messi ad asciugare all'aria e poi tostati nel forno.
I peperoni secchi vengono macinati nei "piloni", mortai di antica manifattura per ottenere una polvere a grana finissima o conservati interi o in piccoli pezzi o in polvere a grana grossa. Dalla bollitura del prodotto fresco e l’essiccazione si ottiene una conserva che viene conservata in barattoli di vetro. Possono essere commercializzati anche interi, freschi o secchi.
Viene solitamente utilizzato in polvere come aroma negli insaccati della zona (salsicce, ventricina, ecc.) o intero o piccoli pezzi anche come ingrediente di varie ricette tradizionali come con la pasta con aglio, olio e peperoncino, con la pizza e ‘ffójje’, con le sardelle salate, con le uova (peparuole e ove) con i legumi e come condimento per la pasta in una preparazione a base di peperone, lardo fresco e aglio appena soffritti. É utilizzato anche per dar maggior sapore alla pasta e al pane di produzione casalinga o per condire baccalà, carni o verdure tipicamente invernali come rape, verze o cavolfiori.
É celebrato nel Festival del Peperone dolce di Altino (CH) in Agosto, palio culinario delle contrade nel centro storico. Otto le contrade in gara che si contendono la ambita piletta di legno: Altino, Briccioli, Fonte Lama, Fonte Mandrelle, Quartammonte, Sant’Angelo, Scosse e Selva. Ai menu di ogni contrada sono abbinati vini delle migliori cantine d’Abruzzo.
I peperoni di Altino furono introdotti probabilmente da popolazioni di origine slava, che si stabilirono nel chietino nel XV secolo. In Origine e storia delle piante coltivate in Abruzzo a cura di Aurelio Manzi si trova la prima documentazione certa relativa alla coltivazione del peperone, datata 1752 e riferita a un atto notarile relativo al territorio di Roccascalegna, rogato da un notaio di Gessopalena, in cui la pianta viene citata con il nome di “peparoli”. Nello stesso testo si racconta che nella vallata del Sangro, in particolare nel territorio di Atessa e nei centri limitrofi, i peperoni dolci essiccati venivano polverizzati all’interno di grossi mortai di legno denominati “piloni”.
L’Associazione del Peperone Dolce di Altino-Oasi di Serranella segue un disciplinare rigoroso che tutela l'integrità dei semi utilizzati e promuove una coltivazione ecosostenibile.
Sebastiano De Laurentiis, artista e presidente dell’Associazione arte e natura, realizzò una casa in miniatura, rivestita di peperone rosso, alla quale si arrivava seguendo un percorso di peperoni che si snodavano dalla piazza attraverso il paese. “La casa del peperoncino” è stata visitata da moltissime persone ed ha suscitato anche l’interesse dei media nazionali, diventando oggetto di una puntata del programma televisivo Sereno variabile.
Il Museo del peperone, progettato dall’architetto Giuseppe Manzi ed inaugurato ad Altino a Luglio 2015, ne rileva idealmente il testimone e rappresenta un luogo della memoria storica e della trasformazione dell’ambiente, rafforzando l’identità del territorio altinese.
Fa parte di: Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).