Cinque itinerari tra storia, arte, economia e gastronomia per conoscere meglio l’Abruzzo…buon viaggio!
Il primo itinerario che voglio proporre è quello della “Valle del lavoro” che divideva l’Abruzzo citeriore e ulteriore di ieri e che rimane il cuore della regione. In Popoli nasce il fiume Pescara, alimentato dalle sorgenti del Pescara e dalle acque dei fiumi Sagittario e Vella provenienti, il primo, da Scanno Villalago e, il secondo, da Sulmona. Il Pescara, nel suo percorso di quasi 50 km prima di confluire al mare, riceve i contributi di altri piccoli e medi fiumi, come il Tirino da Bussi e l’Orfento. La valle del Pescara, cuore dell’Abruzzo già dai primi del 900, definita “valle del lavoro” in quanto tra i primi luoghi a essere industrializzata, è stata da sempre molto operosa tanto che l’emigrazione era molto contenuta rispetto al resto della regione; inoltre raccoglie tanta della storia, economia e arte e delle vicende sociali della regione, rappresentando un imprescindibile riferimento turistico regionale.
Popoli, già ducato dei Cantelmo, di cui rimangono il castello, alcuni edifici medioevali e la splendida Taverna Ducale, è anche il luogo delle “sorgenti del Pescara”, splendida oasi naturalistica in cui le acque sorgive, arricchite dalle confluenze dei fiumi Sagittario e Aterno, formano il fiume Pescara.
Bussi sul Tirino è attraversato da uno splendido fiume con acque trasparenti e pulite che sgorgano nella vicina area di Capestrano dalle falde del Gran Sasso; ottima la gastronomia di gamberi e trote pescati nelle stesse acque. A Bussi Officine sono ancora visibili nella loro complessità i primi impianti chimici di produzione di cloro e derivati e di creazione di energia elettrica alimentata dai salti del fiume Tirino, realizzati alla fine dell’’800 e primi del ‘900 da investitori svizzeri e tedeschi.
Torre de’ Passeri conserva la famosa e splendida basilica di San Clemente dell’872 e la casa di Dante (castello Gizzi), centro di valorizzazione e divulgazione delle opere di Dante Alighieri in regione.
Tocco da Casauria è il luogo di nascita e di ispirazione del pittore Francesco Paolo Michetti che, come grande amico, formò con Gabriele D’Annunzio e Cascella il gruppo del Cenacolo.
A Piano d’Orta sono ancora ben visibili le tracce del centro chimico degli azotati che dette grande impulso allo sviluppo dell’agricoltura italiana e poi fu trasformato in centro per la produzione di gas asfissianti dal Ministero della guerra all’epoca dei conflitti.
Scafa e San Valentino con le miniere e cave di bitume davano lavoro a migliaia di addetti e hanno consentito di asfaltare le strade abruzzesi dell’epoca; qui è lo splendido parco del Lavino con ponti, laghetti, mulini e giochi d’acqua sulfurea cristallina-turchese dall’odore forte e singolare.
Manoppello e Lettomanoppello con il Santuario del Volto Santo e la pietra… ovvero santità e lavorazione della pietra, che ha alimentato per secoli l’economia della zona.
Chieti è una splendida città piena di tracce dell’epoca romana, nel cui territorio si distendevano grandi coltivazioni e si concentravano centri di lavorazione del tabacco, con l’impiego di migliaia di “tabacchine”, e i primi centri di produzione della cellulosa.
Pescara sulla fascia adriatica, è città di mare, luogo di nascita di Gabriele D’Annunzio e di Cascella, sede delle officine Camplone D’Ascanio dove, ai primi del secolo, dopo una serie di tentativi, l’inventore popolese Corradino D’Ascanio realizzò il primo elicottero; qui era la sede del complesso “Aurum” dove venivano prodotti famosi e gustosi liquori come “la cerasella”.
Secondo itinerario è quello degli Eremi, luoghi di riflessione di “anime sante” ieri, luoghi di turismo religioso ma anche naturalistico oggi. L’Abruzzo è una regione da sempre vocata alla devozione religiosa, al culto di santi e beati come dimostrano le innumerevoli chiese, abbazie, i tanti monasteri e santuari; ma soprattutto da sempre, per la tipicità del suo territorio montano, è luogo di riflessione e di contemplazione da parte di “anime sante” ed eremiti che hanno realizzato eremi disseminati su tutto il territorio, in punti di difficile accesso, incastonati negli angoli più reconditi e suggestivi e anche per questo più predisposti all’introspezione e alla misticità.
Eremo di San Bartolomeo in Legio. Davvero spettacolare, si trova a Roccamorice ubicato sulle pendici settentrionali della Majella.
Eremo di Santo Spirito a Majella. Sempre nei pressi di Roccamorice insiste un altro monumento di rara bellezza, fondato nel 1244, che rappresenta il primo insediamento stabile di Celestino V sulla Majella.
Eremo di Sant’Onofrio in Serramonacesca. A pochi km dal paese e a circa 725 metri di altitudine, la costruzione sfrutta, come usuale nel settore, alcune cavità naturali che vengono allargate e adattate all’uso grazie all’opera dei fedeli.
Eremo di San Martino in Valle. In Fara San Martino in Valle, ubicato tra le gole di Fara San Martino, appare come un luogo magico e uno spettacolo di storia, arte e fede in un’area di grande suggestione.
Eremo di S. Maria Scalena in Civitella del Tronto. Sorge su un banco roccioso nella valle del Salinello, raggiungibile dopo un percorso di circa due ore su terreno scivoloso e ripidi pendii, ossia in uno scenario mistico.
Eremo di San Marco alla foce in Celano. Ubicato nelle gole di Celano, nel parco regionale Sirente-Velino, immerso nel verde a quota 1160 m, è delimitato da parete di roccia a strapiombo sul torrente, attiguo alla cascata Fonte degli innamorati.
Eremo di San Franco in Assergi. Sulle ripide pendici del versante meridionale del Gran Sasso, area di antica presenza pastorale caratterizzata da molteplici casali e luoghi di culto montani, dove il santo divise la sua dura esistenza con i pastori.
Eremi di Santa Croce e Santa Maria de Cryptis nel mezzo dei pascoli del Morrone. I due eremi celestiniani erano anche al servizio del vicino monastero
Eremo di San Venanzio in Raiano. Ubicato su una rupe che si affaccia su un tratto impetuoso del fiume Aterno, è interamente circondato da vegetazione e rocce.
Eremo di San Giovanni dell’Orfento in Caramanico Terme. Isolato a 1227 mt nel mezzo della valle dell’Orfento, vi si accede tramite una scalinata e un camminamento ricavati nella roccia, in alcuni tratti larghi appena 20 cm – in un punto in particolare si deve camminare carponi per alcuni metri.
Eremo di Sant’Onofrio al Morrone in Sulmona. Dalla frazione di Badia, si raggiunge attraverso gradini di roccia; da qui si ammira una visione panoramica di Sulmona e della Valle Peligna.
Dagli eremi passiamo ai Trabocchi, da macchine da pesca a centri di gastronomia marinara. Da Francavilla al Mare inizia il nostro terzo itinerario, lungo la costa dei “trabocchi”, meta ideale per famiglie che cercano spiagge tranquille e lidi attrezzati con impianti sportivi, vita notturna, cucina marinara di classe e ogni altro servizio che assicura il massimo relax. Da poco è stato aperto a Francavilla “il museo dell’Abruzzo in miniatura” dove sono raccolti monumenti, opere d’arte, grandi costruzioni e simboli tradizionali della regione. Segue Ortona dove, dopo un primo tratto di spiaggia ampia e sabbiosa, si trova un susseguirsi di insenature, baie, scogliere e promontori a picco sul mare con una ricca vegetazione di tipo mediterraneo e dove cominciano ad apparire i primi tipici “trabocchi”, i quali oltre ad essere meccanismi tradizionali di pesca, ora sono anche punti di ristoro per buongustai dei prodotti del mare.
San Vito Chietino, già definito da D’Annunzio “il paese delle ginestre”, sorge su uno sperone roccioso da cui si gode lo splendido panorama della Majella, del Gargano e delle isole Tremiti. La costa è caratterizzata dal promontorio del Turchino, che prende il nome dal colore e dalla limpidezza delle acque in cui è ubicato “il trabocco del turchino”, a pochi passi dall’eremo Villa Italia dove Gabriele D’Annunzio visse e fu ispirato per la sua opera “Il trionfo della morte”. Un altro trionfo nella zona si può gustare con il tipico “brodetto di pesce”. E poi nel tratto di litorale roccioso si susseguono tanti trabocchi, tutti tra suggestivi scenari.
Quarto itinerario da proporre è quello del Tirino, fiume dal silente e suggestivo cammino, palestra di canoisti e degustatori di trote e gamberi. Il Tirino sgorga nell’area di Capestrano da varie sorgenti che fanno emergere circa seimila litri al secondo di acque provenienti dal sistema acquifero di Campo Imperatore del Gran Sasso. Ha un percorso di circa 12 chilometri di dolci, chiare e fresche acque che scorrono lentamente e silenziosamente prima di confluire nelle acque del Pescara, sopra un fondo popolato da vegetazione che, mossa dall’acqua, fruscia come rami al vento. Un percorso che spesso si intuisce solo dall’addensarsi sinuoso degli alberi. “Ne cogli l’esistenza in atto, ma ti sfugge il principio e non immagini la fine” così descriveva il fiume Tirino, in un suo speciale, la rivista “D’Abruzzo” nel 1996 corredando il servizio di foto meravigliose che offrivano all’occhio acque e scenari di incantevole bellezza. Non molto tempo fa era il fiume dei gamberi per i quali, dopo la quasi scomparsa, si tenta ora un’attività di reimmissione e salvaguardia. Pino Greco qualche anno fa scrisse: “Il Tirino non è un fiume, il Tirino è il fiume. Il fiume che scorre sempre uguale, in compagnia di sponde sempre uguali ed in armonia. Coi toni e gli umori delle stagioni che cambiano. In fondo, il Tirino è solo un nome.” E poi ancora: “in canoa o kayak puoi ritrovarti a remare…chissà che il Tirino non indichi davvero all’Abruzzo una strada per la rinascita!”. Fu profeta vedendo oggi sul fiume scivolare ogni giorno moltissime canoe che portano famiglie e turisti ad ammirare i paesaggi suggestivi disegnati dalle trasparenti acque, i fondali popolati da centinaia di trote, le sponde gremite di piante, canne e salici piangenti. Viene da pensare che il suo fiume abbia voluto, da un lato, dare il proprio contributo alla rinascita del paese e, dall’altro, trasformare i suoi sogni o auspici in realtà.
Ultimo dei cinque itinerari proposti è quello della via della lana, dalla ricchezza di ieri alla bellezza dei borghi e spazi tratturali di oggi. Con la poesia “I pastori”, Gabriele D’Annunzio, più efficacemente di altri, ha immortalato le vicende, l’atmosfera e le emozioni della transumanza, dei pastori abruzzesi che annualmente dal prato verde di Collemaggio partivano con migliaia di ovini e, attraverso il Tratturo magno, in autunno raggiungevano le verdi erbe del Tavoliere delle Puglie. Oggi i borghi composti dalle case dei pastori sono tra i più belli d’Italia: così Santo Stefanio di Sessanio, per anni dominio prima dei Piccolomini e poi dei Medici fiorentini; Castel Del Monte luogo ormai reso famoso da numerosi film realizzati per gli scenari e ambienti unici; Calascio e in particolare la rocca di Calascio, dalla quale i Piccolomini osservavano l’andamento dell’attività per assicurare consistenti quantità di buona lana alle manifatture fiorentine e senesi; Carapelle Calvisio, Prata D’Ansidonia dove risulta ancora viva la traccia dell’antico tratturo che attraversa la città romana di Peltuinum; San Demetrio ne’ Vestini, Navelli con il suo splendido castello; Capestrano con il castello fortezza realizzato dai Piccolomini e con il monastero di San Giovanni. Il valico di Forca di Penne, infine, era il passo agevole per collegare i monti dell’interno con le valli verso il mare: qui insiste ancora la torre di avvistamento e difesa che si erge per 20 metri sul piano roccioso di appoggio.
Detto questo non vi resta che scoprire e ammirare dal vivo questi luoghi fantastici!