Ci sono alcuni tarli, alcuni crucci che si insinuano nella mente e non vanno via. L’unico modo per scacciarli è realizzare l’idea, il sogno, l’avventura che ci tormenta.
Il mio cruccio da un po’ di tempo era quello di completare il sentiero del Centenario.
Il Sentiero del Centenario è definito come percorso escursionistico e alpinistico e si sviluppa lungo la dorsale sud occidentale del massiccio del Gran Sasso, sicuramente tra le traversate più lunghe e impegnative dell’Appennino.
Prende origine da Vado di Corno (1922 m) ai piedi di Monte Aquila, per snodarsi lungo una dorsale che viaggia sempre ben oltre i 2000m andando a toccare Monte Brancastello, Cima di vado di Pieverano, Torri di Casanova, Monte Infornace, Monte Prena e Monte Camicia, per terminare a Fonte Vetica (1632 m s.l.m.).
Dopo aver trascorso qualche ora di riposo in tenda, la sveglia suona presto: sono le 4:00, la temperatura è davvero gradevole in questa giornata di fine agosto; il tempo di una veloce colazione e siamo già sul sentiero con il supporto delle luci frontali.
Servono davvero poco, ben presto siamo testimoni di un’alba meravigliosa; alle nostre spalle il massiccio del Corno Grande veste un mantello dorato magnifico.
Il panorama è stupendo, una giornata tersa con una visibilità davvero ottima.
A ovest ci fanno compagnia le vette della dorsale occidentale del massiccio (Monte della Scindarella e Monte Bolza); a est, verso il versante adriatico teramano, il mare Adriatico e uno splendido orizzonte; verso sud (provincia di Chieti) la Majella.
Stelle, luna, notte, alba, sole cocente, vento, tutto in un unico contesto. Un percorso che richiede una preparazione fisica sì, ma forse, ancor più importante, una preparazione mentale: è un’esperienza che ti svuota. Mani sulla roccia nuda, carponi, corde, scale e diversi passaggi davvero impegnativi in cui la montagna sembra volerti rimandare indietro.
Un dislivello complessivo intorno ai 1200m, con diversi tratti alpinistici in ferrata in corrispondenza delle Torri di casanova (ferrata Familiari) e una lunghezza complessiva di circa 20 km.
Durissimo lo strappo da Vado di Ferruccio al Monte Camicia, proprio quando si pensa che il peggio sia passato.
L’arrivo in vetta, una stretta di mano, qualche lacrima, sipario.