Il Sentiero Frassati Abruzzo |
Il Sentiero Frassati Abruzzo è stato ideato nel 1999/2000 e inaugurato il 4 luglio 2004: il primo cammino tutto abruzzese, lungo 29 km, con alcuni tratti in comune con il Cammino di San Tommaso e il Cammino della Pace, nati successivamente. Ideato per valorizzare l’area Vestina, si sviluppa nella parte meridionale del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga; al progetto hanno partecipato l’Ente Parco, la Comunità Montana Vestina, i Comuni e la Provincia di Pescara. Il sentiero si snoda lungo un percorso fruibile a tutti, di grande interesse naturalistico, vivo di contrasti e ricco d’ambienti diversi. Per raggiungerlo bisogna recarsi a Farindola (Pe), paese posto ai piedi del versante medio orientale del Gran Sasso – Monti della Laga.Il sentiero inizia dalla piazzetta del paese, lo si attraversa in discesa verso San Quirico per proseguire verso la Valle D’Angri (m.695); arrivati al rifugio di Valle D’Angri si procede seguendo le indicazioni – segno bianco/rosso per un facile sentiero ben segnalato – con il fiume Tavo sulla sinistra, per raggiungere la località Case Buoi (m.786), dove il sentiero degrada verso il corso fluviale e, attraversandolo due volte, arriva alle Porte di Fonno. Da un vecchio rudere della Forestale il sentiero sale verso la Piana del Voltigno e, passando vicino alla Fonte S. Tommaso (m.1315), giunge in località Vado di Focina (m.1383), valico prima della Piana del Voltigno.Da qui si prosegue verso Fonte Cornacchia, passando per il lato destro del Voltigno, costeggiando il Lago Sfondo (m.1361); continuando verso sinistra si passa attorno a una dolina, la più grande dell’intero ambiente carsico circostante, il punto più basso della Piana dove defluiscono tutte le acque. Qui il sentiero continua in leggera salita fino a Fonte Aciprano (m.1452) da dove si scorge il rifugio Le Pagliare, gestito dal CAI di Penne.Il percorso raggiunge la località Pietraflora (m.1638) da cui è possibile vedere la Piana dall’alto; si percorre per un breve tratto la strada brecciata che scende verso Villa S. Lucia degli Abruzzi. In prossimità di un grosso masso sulla sinistra della strada inizia la salita, non faticosa, che ci porta sul Monte Cappucciata (m. 1802). Raggiunta la cima si scende verso Cannatina (m.1500), dove il CAI di Penne gestisce un altro rifugio; da qui si prosegue sempre in cresta raggiungendo Monte Scarafana, si inizia a scendere e si raggiunge Forca di Penne. Proseguendo verso la torre di avvistamento ci si inoltra a destra verso un lago artificiale; continuando verso Fonte Gelata (campeggio) si giunge a una casa colonica al margine del bosco: da qui si scende verso Corvara e, seguendo una strada sterrata facilmente percorribile, si passa sotto le pendici di Monte La Queglia raggiungendo in poco tempo Pescosansonesco, paese di San Nunzio Sulprizio. Il percorso non è ad anello e lo si può percorrere sia da Farindola sia da Pescosansonesco. Tempo di percorrenza: 15 – 16 ore; è preferibile dividere il percorso in due tappe, pernottando al Rifugio di Cannatina, per chi parte da Pescosansonesco, o al Rifugio Le Pagliare, per chi parte da Farindola Antonio Catani, ideatore e coordinatore Sentiero Frassati “Abruzzo”
Distretto delle grandi AbbazieIl Sentiero Frassati Abruzzo attraversa il distretto n° 11 del Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, chiamato anche Distretto delle grandi Abbazie, appunto per la presenza di Abbazie, come quella di Carpineto della Nora e di Santa Maria di Casanova, non facili da raggiungere. Strade brevi ma tortuose portano a gioielli di natura come l’altopiano del Voltigno, circondato da fitte faggete, il canyon del Vallone d’Angri e la cascata del Vitello d’Oro. La via dell’acquaNel comune di Farindola (Pe), la Valle d’Angri costituisce, con l’altipiano carsico del Voltigno cui è legata, l’omonima Riserva regionale Voltigno e Valle d’Angri istituita nel 1989. All’estremo sud-est della catena del Gran Sasso, la valle è racchiusa tra le pareti del piccolo Monte Bertona, 1250 m, sulla sinistra appena si arriva, e dai più alti Monte San Vito (1892 m) e Monte Guardiola (1808 m) sulla destra della valle. Un’altra menzione di assoluta importanza spetta all’area faunistica del Camoscio d’Abruzzo, istituita poco dopo la nascita della riserva, nel 1992, con grande merito delle associazioni ambientalistiche, del Club Alpino Italiano con l’allora Presidente Roberto de Martin e la cittadinanza attiva di Farindola. Continuando a salire, l’area faunistica è visibile sulla sinistra e, con un po’ di fortuna o pazienza, potrete ammirare gli esemplari prima della reintroduzione nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Poco più avanti sulla destra incontrerete una parete di roccia dedicata agli appassionati di arrampicata libera. Dopo la palestra di roccia incontrerete la trattoria dell’Orso, ultimo punto di ristoro prima del percorso che vi aprirà le porte della Valle d’Angri, l’area sottostante con il boschetto e il timido Fiume Tavo che comincia la sua discesa. Più avanti incontrerete la prima indicazione per il sentiero. Circa 100 m più avanti, arriverete in località Mortaio d’Angri, dove la fine della strada asfaltata vi indica l’inizio del percorso e, di fronte al piccolo rifugio gestito dal CAI di Penne riempite la borraccia all’ultima fontana. La prima tappa del percorso, che per gran parte di esso costeggia e attraversa quello che rimane del fiume Tavo, è alle Case dei Buoi, a circa 20 minuti di cammino, un rifugio utilizzato dagli uomini della forestale dove troverete le indicazioni per la Piana del Voltigno. L’altopiano dei Pastori – Piana del VoltignoIl Voltigno rappresenta un singolare esempio di formazione carsica situata sul versante orientale del Gran Sasso. Il piano si estende al confine tra le province di L’Aquila e Pescara ed è compreso nei territori comunali di Carpineto della Nora, Villa Celiera, Civitella Casanova, Ofena e Villa Santa Lucia: ognuno di questi paesi ha la sua porzione di pascolo sulla piana. Realtà paesaggistica e faunistica molto interessante, l’altopiano si presenta in modo particolarmente suggestivo durante la stagione invernale. Lo scioglimento delle nevi, che nel periodo invernale cadono in abbondanza, favorisce la comparsa in primavera di numerosi laghetti carsici dal notevole effetto paesaggistico. D’estate essi scompaiono quasi totalmente, tranne uno che, secondo la tradizione popolare, non avrebbe fondo – da cui il nome: Lago Sfondo. Durante l’estate, il Piano del Voltigno è utilizzato per la pratica dell’alpeggio di bovini, equini e ovini. Esiste una struttura di proprietà del Comune gestita dal CAI di Penne, Rifugio Le Pagliare. La montagna dei boscaioli e carbonai – Monte CappucciataIl Monte Cappucciata la cima più alta del Sentiero Frassati Abruzzo, con i suoi 1801 m s.l.m.; è la montagna della catena del Gran Sasso più vicina al mare Adriatico: la distanza è di soli 36 km in linea d’aria. Da qui c’è una vista a 360 gradi su tutte le montagne abruzzesi, dalla catena del Gran Sasso alla Majella, al Morrone al Sirente. Nelle giornate limpide è possibile vedere anche le isole Tremiti. La parte sommitale della montagna è brulla e senza vegetazione, qui si possono trovare animali al pascolo; invece al di sotto dei 1600 m di quota c’è un bosco fitto di faggi, chiamato bosco Carboniere o bosco Cannatino: qui fino a qualche decennio fa si produceva carbone, sono ancora ben visibili i pianori dove veniva bruciata la legna. Forca di PenneLa costruzione della Torre di vedetta è tuttora riconoscibile in un ambito paesaggistico affascinante: è ancora ben visibile il torrione di forma quadrata che si innalza per più di 30 m circa sulla base di roccia dove è stato costruito, circondato da strutture che attestano l’antica esistenza di un complesso impianto sul colle. Le tre aperture indicano gli originari livelli in cui la torre era divisa al suo interno. Interessanti risultano le tecniche di costruzione che sono state usate, per l’utilizzo di pietra e mattoni insieme, ed è particolare l’impianto di smaltimento delle acque realizzato tramite canali tuttora individuabili. Il limite sud-orientale del Comitatus Aquilano era segnato dal valico di Forca di Penne, situato a mezza costa, che era anche un rilevante valico del tratturo; con la attigua Popoli, difatti, costituiva un passaggio obbligatorio per greggi e pastori. Il presidio militare era poi particolarmente importante, se si considerano i rapporti di rilievo con le valli del Pescara e del Tavo e con la valle del Tirino all’interno, tramite le relazioni visive con gli altri torrioni che erano sparsi per il territorio. Dalle prime documentazioni risulta che il feudo nel 1173 appartenesse alla Baronia di Carapelle e fosse costituito da un piccolo centro urbano intorno alla torre, da un monastero in onore di San Vito e da campi coltivati con coloni. Forca di Penne andò a Ottavio Cattaneo durante la seconda metà del 1500 e poi al granduca de’ Medici quale feudo già abitato. Del convento di San Vito, del borgo e dell’antica rocca sono rimaste solo alcune tracce. Forca di Penne è uno dei luoghi più interessanti d’Abruzzo per gli ornitologi: vale la pena segnalare che qui vivono stabilmente esemplari delle più belle specie di rapaci della regione come l’aquila, il falco pellegrino, il gheppio, lo sparviero e la poiana. Non sono affatto rari l’allocco, il barbagianni, il codirosso e il picchio verde. Per quanto riguarda gli uccelli migratori, un buon periodo è quello che va da novembre ad aprile, quando sorvolano il valico cardellini, fringuelli e verdoni, soprattutto prima del tramonto. Tornando verso Pescara ci si può fermare a Corvara, piccolo e suggestivo centro arroccato dalle ripide stradine in pietra, o a Pescosansonesco, dove visitare il Santuario di San Nunzio Sulprizio, il suggestivo borgo abbandonato, la medievale fontana, detta Fonte Romana, e alcune chiese. ItaliaTutti conoscono la storia d’Italia, quella scritta sui libri, le vicende di Garibaldi, Cavour, Mazzini… Pochi conoscono la vera origine del nome Italia, dove nacque ed i popoli che rappresentava. Questa storia ci riguarda molto da vicino anche se molto lontana nel tempo… Il nome Italia deriva da Vitalia, secondo una leggenda, dal nome di vitello (Viteliù, Vitulus), o forse dal nome che indicava un’area ricca di vigneti. Quando l’Impero Romano negò il diritto di cittadinanza alle popolazioni delle molte tribù di questa parte della penisola, esse rivendicarono l’autonomia da Roma eleggendo la loro capitale in Corfinium (attuale Corfinio). I capi delle 7 etnie locali insorte (Frentani, Sanniti, Marrucini, Vestini, Piceni, Marsi e Peligni) si coalizzarono contro l’Impero riunendosi in una cavità naturale (Tempio Italico) e depositando ciascuno un anello d’oro in segno di fedeltà al patto. Il Tempio Italico è a Corvara sul versante sud-est del Monte Queglia, al tempo Monte Aquileia, venerato come monte sacro (forse perché senza alberi in un paesaggio molto boschivo). La grotta ora non è visitabile, in quanto è habitat di una salamandra di una specie unica al mondo, quindi protetta. Il Popolo Italico creò una propria moneta che raffigurava una testa di donna laureata e la scritta ITALIA, coniata nelle zecche di Corfinium e Aesernia (attuale Isernia). La Guerra Sociale (ribattezzata Italica, 91-88 a.C.) che ne seguì fu molto sanguinosa e durò fino a quando Giulio Cesare, di ritorno dalla Gallia con 40 mila uomini, ignorando l’obbligo di fermare l’esercito alle Marche (zona di confine del cuore dell’Impero), passando proprio sul Tratturo Magno per valicare le montagne a Forca di Penne, andò a regolarizzare la situazione degli insorti, concedendo infine il diritto di cittadinanza a chi deponeva le armi. Pescosansonesco – Santo Nunzio SulprizioDi umile famiglia, rimase orfano di entrambi i genitori e fu allevato prima dalla nonna materna e successivamente da uno zio; questi avviò il giovane al mestiere di ferraio nella bottega che aveva nel paese natale di Pescosansonesco. La fama di Nunzio, molto devoto alla Madonna, si era diffusa in città grazie all’esemplare sopportazione della malattia. Presso la fonte di Riparossa fu eretto un Santuario per la conservazione delle reliquie del giovane e la Chiesa lo dichiarò prima venerabile nel 1859 e poi Beato nel 1963 durante il Concilio Ecumenico Vaticano II. Il processo di beatificazione fu portato avanti da mons. Aurelio Marena, vescovo di Ruvo e Bitonto. Nel 2018 è avvenuta la canonizzazione grazie a Papa Francesco. San Nunzio Sulprizio viene considerato il protettore degli invalidi e delle vittime del lavoro ed oggi il suo Santuario a Pescosansonesco è meta di numerosi pellegrinaggi. Le sue spoglie sono conservate nella Chiesa di San Domenico Soriano in Piazza Dante a Napoli e in parte nel santuario di Pescosansonesco. Proprio lì la leggenda vuole che, durante un terremoto, la teca fosse stata trovata in un altro punto rispetto a dove era stata collocata: nel luogo iniziale dove era stata posta, era caduto un grosso macigno. In un’ala del Santuario vi è una parete piena di stampelle, appartenute a ragazzi entrati con esse e usciti senza. L’8 giugno 2018 Papa Francesco ha riconosciuto valido un miracolo avvenuto per intercessione di Nunzio Sulprizio e ha aperto, in questo modo, la strada per la canonizzazione avvenuta il 14 ottobre successivo. |
